L’esponente di Per il Bene Comune sostiene la proposta della tariffa unica regionale
VITERBO – Non perdono il vizio i vertici di Talete di continuare sulla strada della strategia della “paura del fallimento”, per riuscire a salvare le proprie poltrone a scapito dei cittadini, soprattutto facendoli pagare per colpe che certamente non sono imputabili agli utenti. Questo l’ennesimo siparietto andato in scena nei giorni scorsi con la proposta di aumentare le tariffe in modo da fare cassa, senza però essere in grado di proporre soluzioni reali al problema della gestione di Talete e del Servizio Idrico.
La proposta di un nuovo aumento delle tariffe stavolta individuato tra l’8 e il 12% è l’ennesima beffa ai cittadini in un momento drammatico come quello che stiamo vivendo. Un servizio non efficiente che dal 2018 a oggi – sommando anche questo ennesimo possibile rincaro – supererebbe il 100% di aumento in 4 anni. Ogni aumento non ha prodotto soluzioni è ora che chi li ha disposti ne risponda. Non si più tollerare un saccheggio di questa portata ai danni dei contribuenti.
Appare evidente che se il continuo alternarsi degli amministratori di Talete non ha portato alla soluzione del problema, forse, il problema dipende anche da loro e magari senza escludere chi ha tessuto le tele politiche dietro le quinte. Pensare oggi di rimanere fermi sulla posizione della cessione delle quote societarie o la fusione tra l’Ato di Viterbo e quello di Roma, è preoccupante.
Nel primo caso il problema ricadrebbe sempre sui cittadini perché: sia che il capitale privato copra il disavanzo economico (la tariffa non copre i costi), sia che copra il disavanzo finanziario (la tariffa copre i costi, ma la gestione crea debiti) il nuovo socio non farà altro che operare un’azione di efficienza gestionale aumentando le entrate, quindi le bollette. Nel secondo caso “migrare” nell’Ato romano significa perdere qualsiasi diritto di tutela e governance diretta del servizio, relegando il Viterbese a provincia dell’Impero. Chi ci rimette? Sempre i cittadini.
Quindi, prima di sparare soluzioni, occorre che certi amministratori siano coscienti dell’impatto che possono avere sui cittadini. Basta con nomine clientelari bisogna affidarci a manager qualificati sia nella gestione di Talete, sia nelle attività di controllo. Tanto più non serve nascondersi dietro il problema “aumento dei costi energetici” perché è un problema che riguarda tutta l’Italia, e non solo. Altrettanto il dibattito sui comuni che non sono ancora entrati in Talete non può limitarsi ad una controversia di campanilismi, ma dovrebbe essere affrontato con un piano chiaro di costi e ricavi che possono venire da un aumento dei comuni che conferiscono il servizio.
Ormai i tempi stringono e senza stare a correre troppo dietro alle strategie bisogna muoversi in maniera veloce e concreta, sostenendo la proposta della tariffa unica regionale e anche quella della società di diritto pubblico, sperando che questo percorso di modifica societaria non venga strozzato dall’intervento del Governo. Ad oggi, lavorando in maniera congiunta sulla Tariffa Unica Regionale si può veramente salvaguardare i cittadini con un sistema tariffario calmierato e adeguato alle esigenze di tutti e di conseguenza permettere agli enti di programmazione territoriale di gestire gli interventi di riqualificazione del sistema di distribuzione e depurazione.