Forza Italia perderà un esponente storico del partito, Emanuela Mari. Passerà con Fratelli d’Italia e le condizioni poste da Roma hanno messo, inevitabilmete, con le spalle al muro il sindaco Tedesco
CIVITAVECCHIA – Come era facile prevedere, dopo la straripante vittoria del 25 settembre di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia, è partita la corsa (a tutti i livelli) per salire sul carro del vincitore. O meglio, della vincitrice.
Corsa frenetica soprattutto nel Lazio, con le elezioni regionali ormai alle porte. Una situazione attesa e, in parte, già vissuta nel 2018 dalla Lega che sotto il Rubicone (fiumiciattolo romagnolo divenuto famoso fin dai tempi di Cesare e addirittura celebrato in una famosissima canzone dei Rolling Stone “Streets of Love”) è passata da percentuali da prefisso telefonico a numeri importanti, per ridimensionarsi fortemente nel giro di meno di 3 anni.
Fratelli d’Italia è sicuramente un partito decisamente più strutturato, ma i rischi di “infiltrazioni” esistono e si moltiplicano quando si intrecciano anche situazioni locali paradossali.
Uno di questi casi è quello di Civitavecchia, dove il partito – determinante nella vittoria e nella scelta stessa di Ernesto Tedesco come candidato sindaco in quota Lega, è stato sbattuto in modo scellerato all’opposizione da 2 anni e oggi anche nella Città di Traiano è largamente il primo partito cittadino con il 27% dei voti incamerati alle ultime elezioni politiche.
Tedesco, che ha dimostrato di non avere la lungimiranza politica, anziché ricucire lo strappo e richiamare in maggioranza i «meloniani», ripristinando il quadro politico-amministrativo originario con tante scuse cercando così di voltare pagina fissando degli obiettivi condivisi di fine consiliatura, si è consegnato mani e piedi nelle mani del suo sindaco-ombra, ossia Emanuela “Anghela” Mari.
Una scelta che non ha fatto altro che aumentare le ambizioni di una ambiziosissima politica che anziché limitarsi a presiedere i lavori del consiglio comunale, smania di fare la “cancelliera”, anzi il borgomastro visto che siamo difronte al meraviglioso mare di Civitavecchia.
Prima dei non eletti al Senato con Forza Italia (Gasparri gira con il ferro di cavallo cucito nelle mutande) dove milita da sempre, oltre alla guida di Azzurro Donna vanta anche una comparsata nel video-cult girato all’Eur “Meno male che Silvio c’è” in compagnia della futura lesbo-moglie del presidente di Arcore, non ci ha pensato due volte sotto la pratica regia coniugale del sempre presente (tra Comune e Csp) ex presidente di Etm Alessio Romagnuolo.
Per la “Merkel di San Gordiano” (così la chiamano in città) trovare il canale per lasciare il “suo” partito di sempre, dopo nemmeno un mese dalle elezioni politiche sotto la bandiera di Forza Italia, con tanto di ringraziamenti a Silvio, Antonio (Tajani) e tutti i vertici del “suo” partito di sempre è stato, a quanto pare, facile.
Lo ha fatto perché la poltrona da presidente del consiglio non è abbastanza ed ha per questo sfruttato Volpi, Gramazio e Quarzo, per chiedere di entrare in Fratelli d’Italia, con un posto garantito in lista per le regionali per fare coppia con un altro ex “forzaitaliota” come Marco Bertucci.
Al di là di ogni considerazione sul repentino cambio di casacca, il tentativo di “blitz” della Mari ha dei risvolti di non poco conto sul già precario equilibrio politico di Civitavecchia, dove una delle principali figure protagoniste della estromissione di Fratelli d’Italia dall’amministrazione, oggi si propone come colei che in un colpo solo entra nel partito, lo riporta in maggioranza e salva il soldato Tedesco, promettendogli addirittura un secondo mandato.
Fantapolitica? Nella logica delle poche, semplici ma non aggirabili regole non scritte della politica, certamente. In quella di “Anghela” e dei suoi consiglieri e strateghi invece non è niente altro che la strada per “governare due partiti” (Fratelli d’Italia e Forza Italia, dove il coordinatore è ancora Roberto D’Ottavio, che a sua volta aveva provato a mettere anche una ipoteca su Azione, insieme al suo consigliere “federato” Daniele Perello).
Ovviamente bisognerebbe conoscere bene e fino in fondo i contenuti della riunione romana tenutasi nella sede nazionale di Fratelli d’Italia e presieduta da Arianna Meloni (che non ha certo bisogno di essere presentata). In questa riunione c’era anche Marco Silvestroni e sappiamo come funzionano le cose da quelle parti. Fratelli d’Italia ha delle regole e quelle vanno rispettate. Per regole intendiamo “PARTITO” ed è naturale immaginare che non ci saranno compromessi se non prima di aver ristabilita dignità a chi è stata tolta con un colpo di mano.
Il problema (di Tedesco) è che come sempre più spesso pare capitargli si è fidato delle persone sbagliate, dando l’ok a una operazione che rischia seriamente di mandarlo a casa.
Sarebbe infatti questo il reale motivo della rottura con l'(ex?) amico e (ex) capo carismatico del Polo Democratico (tutti sanno chi è), che – dicendosi fin dall’inizio contrario alla cacciata di Fratelli d’Italia – aveva consigliato a Tedesco e alla Lega di farsi promotori della ricucitura dello strappo, offrendo anche la disponibilità della Lista Tedesco a rinunciare al vice-sindaco, ottenuto dopo l’esclusione di Grasso.
Tedesco non ha mosso dito, ritenendo di proseguire ormai con l’attuale assetto.
E’ per questo che se la Mari portasse avanti il suo disegno, il sindaco sarebbe stretto all’angolo: senza più carte da giocare neppure con Lega e soprattutto Lista Tedesco (che a quel punto sarebbe legittimata a fare le barricate attorno al suo unico assessore-vice sindaco), Tedesco dovrebbe decidere tra le uniche opzioni che gli si presenterebbero.
Mari infatti, per entrare in Fratelli d’Italia, dovrà ovviamente prima dichiarare di uscire dalla maggioranza e non sostenere più l’amministrazione.
A quel punto Tedesco politicamente e numericamente, non avendo fatto nulla prima, si troverebbe a subire la nuova situazione, azzerando il quadro e bevendo l’amaro calice invitando FdI a tornare al tavolo offrendo il ripristino della situazione che ha portato alla vittoria elettorale e la definizione di un patto di fine consiliatura sulle priorità per la città, che sarebbe – con deleghe che consentano di intervenire concretamente sui problemi – l’unico vero motivo per l’eventuale rientro dei meloniani, che non ne hanno mai fatto una questione di poltrone.
In caso contrario a Tedesco non rimarrebbe che dimettersi o essere mandato a casa al primo voto decisivo, come ad esempio il prossimo bilancio di marzo.