ROMA – Claudio Campiti, il 57enne originario di Ladispoli autore della sparatoria durante una riunione di condominio a Fidene (Roma), è descritto dai testimoni come un uomo che viveva in uno stato di profonda debolezza.
Secondo quanto raccontato, Campiti abitava in una casa senza acqua e senza luce ed era stato protagonista di una serie di denunce e persino di minacce nei confronti di bambini. “Aveva avuto problematiche – spiega una testimone – non so se era instabile”.
Il killer sul suo blog: “Mi tengono al buio, si spara meglio” – Sul suo blog dedicato proprio al consorzio Valle Verde l’uomo aveva scritto, il 2 novembre 2021: “Benvenuti all’inferno, qui con il codice penale lo Stato ci va al cesso, denunciare è tempo perso, so’ tutti ladri”. Il post continua con un lunghissimo elenco di accuse agli altri consorziati, riferimenti a presunte “mafie” e passaggi inquietanti come “Mi stanno tenendo senza pubblica illuminazione, si sa al buio si vede meno e si può sparare in tranquillità”. In passato c’erano state denunce incrociate tra Campiti e il Consorzio e, nel suo blog, l’uomo raccontava il suo rapporto conflittuale con la struttura del Lago di Turano.
Sempre nel lungo post infatti si fa più volte riferimento a minacce di “schioppettate” per chi non rispetta le regole del comprensorio che gli sarebbero state rivolte da personaggi – Campiti fa nomi e cognomi – riferibili al Consorzio. Il senso generale del messaggio sembra una sorta di lungo atto d’accusa nei confronti della gestione del Valleverde, definito più volte una “associazione a delinquere” di cui fanno parte, scrive, “i Comuni di Ascrea e Rocca Sinibalda, insieme con Prefettura e Procura di Rieti, che hanno legalizzato il pagamento del pizzo esigendo le quote consortili che tra parte ordinaria e straordinaria sono anche esose”.
Una medaglia con un fascio littorio e il motto fascista “Molti nemici molto onore”, “soldatini” con le fattezze di Hitler e Mussolini, con decine di foto di quelle che sembrano gite domenicali a Roma, a Villa Adriana di Tivoli tra gli altri sono tra le immagini che si vedono sul profilo Facebook di Campiti.
Il killer aveva perso un figlio adolescente – Campiti aveva perso il figlio 14enne, Romano, in un incidente in slittino nel 2012 a Sesto (Bolzano) e il tribunale aveva condannato un maestro di sci e due responsabili del centro sciistico nel 2016. Nel 2017 la Corte d’appello aveva confermato la sentenza e il risarcimento di 240mila euro per la famiglia. Erano stati condannati a un anno e tre mesi il maestro di sci Alessio Talamini, il direttore del centro sciistico di Sesto-Croda Mark Winkler e l’addetto alla sicurezza Rudolf Egarter. Nelle zone del Reatino dove Campiti risiedeva la storia era nota e c’è chi aveva notato nell’uomo, da quell’episodio in poi, un netto cambiamento nell’atteggiamento e nel carattere.
Testimone: “Ha detto ‘vi ammazzo tutti'” – “Pensavo venisse a firmare perché stavo raccogliendo le firme dei presenti e invece è andato davanti e ha tirato fuori la pistola cominciando a sparare. Ha detto: vi ammazzo tutti – spiega ancora la stessa testimone, come riportato da Il Messaggero -. Poi mi dicono che la pistola si sia inceppata e gli altri consorziati l’hanno messo per terra con una certa forza. La riunione era stata convocata per normale amministrazione”.
Vicepresidente Consorzio: Campiti non voleva pagare le spese – ll vicepresidente del consorzio Velleverde, Luciana Ciorba, presente durante la sparatoria, ha raccontato così quei tragici momenti: “Claudio Campiti non era matto. E’ entrato armato nel bar dicendo ‘vi ammazzo tutti’. Aveva l’intenzione di sparare. C’erano problemi con il condominio, ci sono state diverse denunce alla procura della Repubblica per minacce. Una volta ha messo uno striscione con scritto ‘Consorzio rauss’. Non voleva pagare le spese del consorzio. Questa estate aveva minacciato dei bambini. Nel consorzio ci sono più di 200 consorziati. I consorziati lo hanno fermato e poi abbiamo chiamato i carabinieri”.
Il blog e le denunce – Nel passato c’erano state denunce incrociate tra Campiti e il Consorzio Valle Verde. L’uomo utilizzava anche un blog in cui raccontava del suo rapporto conflittuale con la struttura del Lago di Turano.