CASTEL SANT’ELIA (VT) – I carabinieri della Stazione di Castel Sant’Elia, in collaborazione con i colleghi del Nucleo Ispettorato del Lavoro e del Nucleo Antisofisticazione e Sanità, hanno deferito sette persone, di cui due italiani e cinque di nazionalità rumena, tutti di età compresa tra i 38 e i 67 anni, residenti nella bassa Tuscia, Roma e la Romania.
I reati contestati vanno dall’associazione per delinquere alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, passando per la sostituzione di persona, per l’intermediazione illecita e lo sfruttamento del lavoro, oltre a una serie di violazioni amministrative inerenti la trattazione degli alimenti.
L’attività – scaturita da una prima denuncia, a cui ne erano seguite altre dieci – ha fatto ipotizzare al momento un sodalizio criminale caratterizzato da una precisa struttura organizzativa gerarchica interna, finalizzato alla commissione dei delitti che gravava sul patrimonio finanziario dello stato italiano e su altri cittadini, rimasti, fino a questo momento, del tutto ignari.
Le gravi condotte riscontrate a quanto risulta finora venivano presumibilmente indirizzate ad un unico scopo: lanciare un prodotto alimentare sul mercato nazionale, bypassando le normative inerenti la sicurezza sul lavoro e della sanità.
In particolare, per quanto attiene l’aspetto del lavoro, sarebbero stati creati contratti di collaborazione inesistenti che servivano, da una parte, a giustificare le entrate dell’investimento, e dall’altra consentivano la gestione di denaro contante, successivamente utilizzato per coprire alcuni “collaboratori occasionali”. Così facendo, la società avrebbe evitato di caricarsi delle reali responsabilità di assunzione del personale e dichiarava all’agenzia delle entrate dei pagamenti di collaborazioni mai esistiti.
In questa categoria si distinguono due tipi di soggetti: persone sottopagate che venivano impiegate come lavoratori dipendenti pur senza che gli venissero riconosciuti gli stessi diritti, e persone che svolgevano l’attività senza che venisse rilasciato loro un contratto di lavoro (in “nero”).
Difficile riscontrare, effettivamente, chi e quante persone nella prima fase di produzione di fatto “mettessero le mani” nel prodotto alimentare e, soprattutto, in quali condizioni igieniche operassero, dal momento che successivamente, già prima dell’intervento dei militari, dette condizioni erano state in qualche modo sanate, migliorate, e contestualmente era stata regolamentata l’assunzione degli operai.
Infatti, per quanto riguarda l’aspetto igienico sanitario, le numerose testimonianze hanno rappresentato un quadro complessivo di precarietà e di ambienti del tutto inadeguati, all’interno dei quali avveniva la lavorazione di un prodotto che, di fatto, aveva anche ottenuto notevole successo sul mercato, mettendo così a rischio la salute dei consumatori.
L’associazione a delinquere, i cui associati guadagnavano in misura proporzionale al ruolo che ricoprivano, avrebbe operato per tre anni continuativi, esercitando gran parte dell’attività presso uno stabilimento alimentare della bassa Tuscia. Tra tutti, chi ne avrebbe tratto gli introiti maggiori sembra essere l’amministratore dell’azienda, che ha visto crescere il fatturato ed è riuscito a lanciare un prodotto tuttora molto richiesto dal mercato.
A completamento della prima fase dell’attività, da cui – appunto – era scaturito il deferimento delle 7 persone, recentemente è stato effettuato un sopralluogo presso quella società, a cui hanno preso parte i militari della Stazione di Castel Sant’Elia, unitamente a quelli del Nucleo Ispettorato del Lavoro e del Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Viterbo.
Nella circostanza, le sanzioni sono state contestate al legale rappresentante della società e operatore del settore alimentare, e nello specifico hanno riguardato:
per quanto attiene il Nucleo Ispettorato Lavoro è stato contestata la presenza di un soppalco usato come magazzino all’interno della aree di lavoro dello stabilimento, dotato di una sporgenza non protetta;
per quanto attiene il Nucleo Antisofisticazione è stata contestato l’omesso rispetto di requisiti generali in materia di igiene e la carenza nelle procedure HACCP con riferimento alla rintracciabilità alimentare.
ASL Viterbo, a seguito della segnalazione delle non conformità accertate dal NAS, ha emesso apposita ordinanza, intimando alla parte di rimuovere le carenze igienico-sanitarie riscontrate.
PRESUNZIONE DI INNOCENZA
Il soggetto indagato è persona nei cui confronti vengono fatte indagini durante lo svolgimento dell’azione penale; nel sistema penale italiano la presunzione di innocenza, art 27 Costituzione, è tale fino al terzo grado di giudizio e la persona indagata non è considerata colpevole fino alla condanna definitiva.