ROMA – Giampaolo Angelucci, presidente della Finanziaria Tosinvest, comunica di aver ceduto il 100% del capitale sociale della Società Gruppo Corriere, editrice delle testate Corriere dell’Umbria, Corriere di Siena, Corriere di Arezzo e Corriere della Maremma, alla Polimedia.
Precisando che l’acquirente ha assicurato che posti di lavoro e professionalità saranno tutelati. E’ quanto si annuncia in una nota. “Al nuovo editore – si legge – giungano i più sentiti auguri di buon lavoro con l’auspicio di proseguire nel solco di una tradizione costruita con passione, orgoglio e professionalità.
Ai giornalisti, che ringraziamo per il percorso di autorevolezza sino a qui condiviso, auguriamo il pieno successo di questa nuova avventura”.
Dunque, dopo alcuni mesi di indiscrezioni arriva l’ufficialità: il Gruppo Corriere passa di mano. Mercoledì la finanziaria Tosinvest, presieduta dal deputato leghista Giampaolo Angelucci, ha comunicato di aver ceduto la società alla Polimedia di Città di Castello.
Le testate laziali che editano le edizioni di Rieti e Viterbo, invece, rimangono nelle mani di Angelucci e fanno capo a Il Tempo.
I proprietari La Polimedia è stata fondata nell’ottobre scorso e la sede è a Città di Castello. Il capitale sociale è di 100 mila euro e i soci sono tre: il 52 per cento è del Monte finanziario europeo srl, mentre il restante 48 per cento è diviso in parti uguali tra Università telematica E-Campus e Link Campus University; due realtà, queste ultime, nelle mani della famiglia Polidori, i fondatori di Cepu.
Presidente del consiglio di amministrazione è Carmine Pellegrino mentre gli altri due consiglieri sono Pietro Luigi Polidori (figlio di Francesco Polidori, “Mister Cepu”) e Marco Margarita.
L’imprenditore umbro Francesco Polidori, originario del tifernate, fondatore del gruppo Cepu e di Scuola Radio Elettra, lo scorso anno era finito agli arresti domiciliari nell’ambito dell’indagine della procura di Roma.
Tra i reati contestati, la bancarotta fraudolenta. Le indagini, in particolare, riguardano i fallimenti di due aziende, portate a decozione con un passivo complessivo di oltre 180 milioni di euro, attraverso le quali, negli anni, l’imprenditore, avrebbe distratto asset dalle società e sfruttato importanti marchi del comparto dei servizi di istruzione e formazione, eludendo il versamento di ingenti imposte dovute all’erario.