Il 17 gennaio è la festa di Sant’Antonio Abate, monaco eremita egiziano vissuto a cavallo del III e IV secolo che è universalmente riconosciuto quale patrono degli animali domestici. In tale data nei paesi contadini si accende un falò, simbolo purificatore che brucia il male dell’anno passato e rigenera forza di guarigione (i monaci antoniani erano noti per curare una malattia denominata “fuoco di sant’Antonio”) e il sacerdote procede alla benedizione degli animali, una volta prevalentemente asini, muli e buoi, oggi, cani, gatti e canarini.
La Bibbia ci insegna che gli animali furono creati prima dell’uomo (Gen 1,24-25 – Dio disse: «La terra produce esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie».
E così avvenne: Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie.
(E Dio vide che era cosa buona.). E subito dopo gli animali creò l’uomo (Gen 1,26-28 – E Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». Dio creò l’uomo a sua immagine; ad immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra».
Il dominio dell’uomo sulla terra e sugli animali non va inteso in senso capitalistico quale diritto di usare ed abusare di una cosa o un animale in modo esclusivo ed assoluto ma di essere custodi delle creature e del Creato. “Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici” (Gen 2,20).
Dio dà all’uomo il potere di dare un nome agli animali e Gesù nelle parabole del buon pastore ci insegna “Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.” (Gv. 10,11) ed ancora: “Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita“(Gv. 10,14-17). E un buon pastore non abbandona mai una pecora: “Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?” (Lc 15,4) e conosce ogni pecora a lui affidata “chiama le sue pecore, ciascuna per nome” (Gv 10,3).
L’animale cristico per eccellenza è l’agnello, che raffigura Gesù: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!» (Giov. 1,29), agnello immolato per la salvezza dell’umanità. Altro animale associato a Gesù è il pellicano: “Oh pio Pellicano, Signore Gesù, purifica me, immondo, col tuo sangue, del quale una sola goccia può salvare il mondo intero da ogni peccato” (Tommaso d’Aquino – Adoro te devote). Altri animali cari al cristianesimo sono la colomba, simbolo della purezza, dell’amore della pace (Genesi 8, 11) , dell’amore (Cantico dei Cantici 5,2 e 6,9) dello Spirito Santo (Mt 3,16-17; Mc 1,10-11; Lc e Gv 1,32); l’asino per il quale la Bibbia ordina che deve essere fatto riposare il settimo giorno (Es 23,12) e non deve essere fatto lavorare eccessivamente (Es 23,4-5), era la cavalcatura dei giudici (Gdc 5, 10) dei Re e del Messia (Zac 9,9; Gv 12, 14-15 e Mc 21, 1-7) e il cane, di cui si ricorda il ruolo di guardia (Isaia 58,10) e di protezione ai greggi (Giobbe 30,1), che lecca le piaghe di Lazzaro nella parabola del ricco Epulone (Lc 16,19-21) o quelle del santo taumaturgo Rocco di Montpellier. Per ricordare a tutti che gli animali che Dio ci ha affidato, non vanno maltrattati ma custoditi e curati come fa il pastore con le sue pecore (Ez 34,16).