Il Biodistretto della Via Amerina e delle Forre ha analizzato la filiera della Dop Gentile Romana
NEPI – Con la conferenza che sì è svolta il 21 gennaio presso la Sala Nobiliare del Comune di Nepi il Biodistretto della Via Amerina e delle Forre ha inteso dare compiutezza di ragionamento e concretezza ad una affermazione: “la nocciola è una straordinaria ricchezza, ma rischia di essere, anzi già è, un grande problema”.
Gli interrogativi che si sono susseguiti nell’arco dell’incontro sono partiti dall‘analisi della filiera di trasformazione della nocciola DOP Gentile Romana rilevando che non vi è una piena valorizzazione ma anzi, la Dop romana è praticamente clandestina e la trasformazione del prodotto nocciola, che sarebbe il reale valore aggiunto per il territorio, viene fatta lontano dalle nostre terre.
La nocciola è un bene importante, ma per interessi particolari, per scarso coraggio imprenditoriale e perché prevale la logica della quantità e del produttivismo non dà tutto quello che potrebbe dare al nostro territorio. Bisogna cambiare e cambiare radicalmente il paradigma e il modello produttivo e di valore della filiera corilicola.
In questo senso si dovrebbe ripensare alla redditività per ettaro che non si deve ottenere con la massimizzazione della produzione per ettaro, bensì nella massimizzazione della valorizzazione dei prodotti e nell’uso di un sistema di produzione sostenibile e rispettoso dell’ambiente.
Sostenere, promuovere e realizzare nuove forme di organizzazione fra i diversi attori del sistema alimentare locale, ovvero i soggetti della produzione, trasformazione e commercializzazione.
Trovare soluzioni a quei problemi di inquinamento chimico che la coltivazione intensiva e la monocultura causano al suolo, all’acqua e all’aria, più in generale alla biodiversità della natura e alla salute dei cittadini.
“Queste le premesse emerse nell’arco della conferenza e che saranno la base di un Manifesto che il Biodistretto della Via Amerina intende lanciare con questa conferenza e con il quale vengano indicati dieci punti perché si possa arrivare ad un’economia della nocciola sostenibile che ha come obiettivo il superamento della monocultura, la diversificazione del prodotto e la valorizzazione del territorio” .
Il manifesto per un’economia sostenibile della nocciola
– Obbligo per tutte le produzioni di nocciole il disciplinare di produzione integrata della regione Lazio;
– Introdurre l’obbligo di sistemi irrigui a controllo;
– Introduzione della diversificazione ecologica pari al 5% dell’area dei noccioleti;
– Sostenere una graduale conversione dei modelli agroecologici, sino a raggiungere il 50% di biologico nei prossimi anni;
– Incoraggiare l’inerbimento permanente del noccioleto;
– Vietare l’uso del glifosate;
– Realizzare il censimento dei pozzi e favorire una rete di microinvasi;
– Scoraggiare nuovi impianti dove già esiste la coltivazione intensiva e favorire la diversificazione con attenzione a culture non a forte domande irrigue;
– Zonizzazione del territorio per invidiare le aree vulnerabili e selezionare le zone vocate per la coricultura;
– Sostenere il trasferimento di conoscenze tra e verso gli agricoltori.
Si chiede inoltre che l’insieme delle azioni siano sostenute e finanziate dal PSR.
Oltre al sostegno delle azioni descritte dal manifesto è necessaria una nuova strategia e proposte che possano garantire reddito agricolo e valore al territorio senza dimenticare i danni che giorno dopo giorno rischiano di prodursi.
“Per questo arriveremo ad una conferenza dove si analizzino i danni all’ambiente e agli ecosistemi e alla salute dei cittadini derivanti dalle monoculture; daremo continuità alla iniziativa perché cessi l’irresponsabile taglio degli ulivi e faremo ogni iniziativa necessaria per evitare che centomila tonnellate di scorie radioattive arrivino nel nostro territorio“. Hanno concluso durante l’incontro.