La pseudo ostruzione intestinale cronica, conosciuta come Cipo, è una malattia rara che richiede assistenza h24
TARQUINIA – Silvia Casanova, la giovane e bella ragazza deceduta dopo tante sofferenze era affetta da una malattia rara e devastante: pseudo ostruzione intestinale cronica, conosciuta come Cipo.
Lunedì scorso ha accusato forti dolori ed è stata ricoverata a Viterbo, dove una TAC ha rilevato una polmonite bilaterale che è stata aggravata da una setticemia. Il suo fisico, debilitato dalla tremenda malattia, si è arreso.
Ma il marito, sposato in ospedale durante questi anni di calvario, continua la battaglia da parte di Silvia.
“Ha combattuto fino alla fine, ma il fisico non ha retto – dice il marito Andrea Tufarini che gli è stato vicino notte e giorno per tanti anni – Silvia era una donna speciale e aveva il dono di rimanere simpatica a chiunque la conoscesse. Voglio far conoscere cos’è questa malattia, la Cipo – prosegue Andrea – non voglio che le sofferenze e le lotte di Silvia siano dimenticate in fretta. Non voglio che altri malati rimangano senza assistenza e debbano soffrire quello che ha sofferto lei. Grazie alle denunce pubbliche, all’aiuto di varie associazioni e dei giornalisti, siamo riusciti ad ottenere per Silvia 6 ore di assistenza giornaliera. Ma la giornata è fatta di 24 ore e lei aveva bisogno di ricevere un’assistenza costante e qualificata. Io dal 2017 l’ho assistita continuamente. Io ho dato tutto e lei ha dato tutto a me. Ci siamo sposati il 16 settembre del 2019, ma stiamo assieme da 13 anni. Stava scrivendo un libro – conclude – assieme a un suo insegnante, il professor Riccioni. E’ quasi pronto, la presentazione sarà l’occasione per parlare della malattia e di come sono trattati gli ammalati.”
Ai funerali sarà presente Marzia Bertocchi, la vice presidente nazionale dell’associazione GIPsI ODV, che sostiene i malati e le loro famiglie.
“Non vogliamo più essere invisibili – dichiara al telefono la battagliera Marzia Bertocchi – in Italia certificati siamo circa 150. A questi vanno aggiunte quelle persone che non hanno ancora una diagnosi della malattia. Serve la ricerca, ma noi ammalati di Cipo siamo dimenticati da tutti.”