Lazio: Pignalberi, “io ritirato dalla corsa? Non è vero, ancora un attacco alla mia persona”

FROSINONE – “Ritiro della mia candidatura alla presidenza della Regione Lazio? Non è vero. Ho letto le notizie questa mattina su alcune testate ma è falso che mi sono ritirato dalla corsa.

Domani attendiamo, inoltre, la decisione del Tar dopo che abbiamo presentato ricorso per l’esclusione delle liste a mio sostegno”.

A dirlo Etrurianews è Fabrizio Pignalberi, leader del Partito Più Italia e candidato alle elezioni regionali del Lazio, dopo che è circolata la notizia di un suo ritiro dalla corsa a seguito della decisione della Corte di Appello di escludere le due liste a suo sostegno, ‘Quarto Polo’ e ‘Pignalberi presidente’, in quanto risultate irregolari per una questione di firme.

“Se le liste erano due e bastavano 3.000 certificati elettorali perché avremmo dovuto superare quel limite secondo quanto stabilisce la legge?

Hanno persino scartata la firma di mia moglie dicendo che è un falso”, sottolinea Pignalberi parlando dell’indagine scattata dopo il deposito delle firme, in particolare di quelle del Comune di Serrone.

“In sintesi noi abbiamo depositato due liste in provincia di Frosinone, secondo la normativa bastano un minimo di 1.000 e un massimo di 1.500 sottoscrizioni.

Noi abbiamo raccolto circa 1.136 certificati individuali in tutta la provincia di Frosinone. Abbiamo quindi depositato una lista con 1.200 certificati e un’altra con 1.231. Ma secondo il conteggio che è stato fatto nell’ambito dell’indagine noi avremmo 3.557 certificati.

Succede perché al Comune di Serrone dove noi abbiamo fatto una richiesta di 1.200 certificati elettorali, il sindaco, non so perché, ne ha inviati 2.300.

Il che significa che 1.100 sono a noi estranei, non ci sono firme. Ecco perché sono state disconosciute, non ci sono le sottoscrizioni. Io non ero presente alla raccolta firme ma credo che i professionisti e i rappresentanti abbiano lavorato con professionalità ma ciò lo deciderà la Procura, intanto però chiediamo spiegazioni al sindaco di Serrone dei 1.100 certificati in più mai richiesti e comunque lo stesso contattava per sapere se avessero firmato”.