Dopo i disastri causati dal decennio di amministrazione Zingaretti, per il futuro Presidente della regione la strada per far quadrare i conti sarà in salita. Continuano gli sperperi e le cause (milionarie) perse
ROMA – Il candidato del centrodestra alla presidenza della regione Lazio, Francesco Rocca, dovrà stare attento più ai conti che erediterà da Nicola Zingaretti, Daniele Leodori e Alessio D’Amato, che alla “battaglia” elettorale contro gli esponenti del centrosinistra/Terzo polo e del Movimento 5 Stelle.
Vista la pochezza (di voti e contenuti) dei suoi avversari, Rocca teme più le pesanti ripercussioni sulle casse regionali che i suoi competitor. L’amministrazione ha, e continua ad avere, sul groppone numerose sentenze avverse: è spesso soccombente e molte volte per cause di svariati milioni di euro.
Dunque, non solo la rata del mutuo da 250 milioni di euro, di cui abbiamo già parlato in un altro articolo, che si dovrà “accollare” il prossimo presidente della Regione (che avrà molti problemi nel chiudere il bilancio di previsione del 2023). Ricordiamo, infatti, che subito dopo il suo insediamento, il nuovo Governatore riceverà l’ingiunzione di pagamento della rata di ammortamento di circa 250 milioni del prestito dallo Stato, che l’ex assessore Alessandra Sartore fu abile nel far inserire nel decreto sul terremoto di Amatrice. In questi anni, va ribadito, la maggioranza di centrosinistra a trazione PD ha solo “beneficiato” del prestito dello Stato che dovrà, poi, pagare il futuro Presidente della regione.
Detto questo, come se non bastasse, abbiamo più volte raccontato delle continue sentenze sfavorevoli che la regione Lazio, e la sua Avvocatura regionale, continuano a collezionare. Alcune da milioni di euro. Come l’ultima che vede soccombere la regione nei confronti dell’avv. Gennaro Terracciano per la modica cifra di 4.288.195,10 euro. In attesa dell’Appello.
I fatti risalgono ad alcuni anni fa e la regione era già stata condannata, il 5 novembre 2019, a pagare all’avvocato Gennaro Terracciano la cifra di 4.288.195,10 euro a titolo di compenso per la difesa dell’Ente in un giudizio arbitrale conclusosi con lodo depositato in data 7 marzo 2012.
Nel giudizio arbitrale, l’avv. Terracciano aveva svolto il patrocinio per una domanda di risarcimento del danno proposta dal Consorzio 2050 nei confronti della regione Lazio.
A seguito della conclusione del giudizio, l’avvocato aveva chiesto alla regione, con l’avviso di parcella n. 41 del 9 maggio 2012, il pagamento di oltre 8 milioni di euro. Successivamente, anche in considerazione del fatto che il compenso andava calcolato assumendo a base di calcolo il valore del difensore nella nota del 19 maggio 2008, pari al valore della causa di quasi 675 milioni, corrispondente all’importo della domanda di risarcimento proposta dal Consorzio, è stato stabilito, come compenso per la prestazione professionale dell’avv. Terracciano, un corrispettivo finale di 4.288.195,10 euro, oltre interessi di mora dalla data del provvedimento di liquidazione al saldo.
La regione non ci sta, si oppone al pagamento della parcella, ma il tribunale di Roma, con ordinanza pubblicata il 5 novembre 2019 impone il pagamento.
Non contenta l’Avvocatura regionale ricorre in Cassazione che, però, con sentenza pubblicata il 20 gennaio 2023, dichiara il ricorso inammissibile non essendo il provvedimento del Tribunale di Roma (del 2019) impugnabile direttamente in Cassazione.
Un disastro per la regione Lazio, difesa dall’avv. Carlo D’Amata, componente dell’Avvocatura regionale guidata dall’avv. Rodolfo Murra, che è stata condannata anche al pagamento delle spese processuali che ammontano a ben 16.200,00 euro oltre a iva, c.p.a. e rimborso forfettario delle spese generali in misura del 15%.
Va ricordato, comunque, che, come si legge nello stesso dispositivo di sentenza della Cassazione, che la regione Lazio ha proposto non solo il ricorso per Cassazione ma anche un Appello tuttora pendente.
Le possibilità, però, che si arrivi ad un’altra stangata milionaria per la regione Lazio sono altissime.
Dopo il mutuo sul prestito dello Stato, i debiti fuori bilancio, le numerose sentenze avverse, i soldi buttati per le mascherine e tant’altro, per il futuro Presidente della regione la strada per far quadrare i conti sarà senza dubbio in salita. Non è facile amministrare un Ente dopo dieci anni di governo Zingaretti.
sentenza terracciano