Viterbo, con la sua storica tradizione ha rappresentato il Lazio nell’incontro di Napoli con l’Associazione italiana città della ceramica
VITERBO – “Viterbo rappresenterà il Lazio, insieme a Civita Castellana, nel consiglio dei territori”. Ad annunciarlo è la sindaca Chiara Frontini, di ritorno da Napoli, a conclusione dell’incontro avvenuto ieri 17 marzo presso l’Istituto Caselli, Parco di Capodimonte.
“Durante l’incontro si è parlato di progetti, proposte e nuove adesioni. Belle novità in arrivo – prosegue la sindaca -. Il settore economico della ceramica artistica rappresenta un’eccellenza di Viterbo e della Tuscia che intendiamo promuovere sempre di più – prosegue Frontini – anche grazie a questa rete di comuni che ne hanno fatto un elemento di prestigio nazionale e internazionale”. La Tuscia rafforza la sua presenza grazie all’ingresso di Tarquinia e Acquapendente, comuni che vanno ad aggiungersi a Viterbo e Civita Castellana, già membri del consiglio dei territori.
Nel corso dell’assemblea sono stati inoltre presentati gli esiti di un progetto di scambio con la Cina, che ha dato vita a un mostra itinerante. L’appuntamento è ora a Viterbo, il prossimo 29 marzo, per l’evento organizzato dalla Cna, condiviso tra i vari comuni ai fini della valorizzazione e della promozione della ceramica e del territorio.
Viterbo e la ceramica
Viterbo è la prima città che nel 1251 mette nel proprio statuto la regolamentazione delle attività legate alla ceramica, solo i ceramisti hanno il permesso di uscire dalle mura anche dopo il coprifuoco per reperire materiali quali argilla e legna.
Tra le produzioni dell’epoca ricordiamo la “panata”, brocca originaria dell’Alto Lazio con i colori del bruno e verde dove si metteva in ammollo il pane per realizzare appunto la panata, quella che diventerà la panzanella.
Fino ad arrivare alla tecnica della Zaffera (nella foto) caratteristica di solo cinque città del centro Italia, con l’utilizzo del cobalto unito ad altri elementi minerali applicati in diversi strati e poi cotti. Scavi archeologici nei butti di Viterbo hanno dimostrato che la produzione avvenne per un periodo brevissimo di circa 20 o 30 anni, in poche officine cittadine. La lavorazione, benché di grande pregio, sarebbe stata abbandonata precocemente forse a causa dell’elevata difficoltà di esecuzione. In fase di cottura infatti, se si raggiungono temperature troppo elevate, l’ossido di cobalto diviene liquido e cola con gran facilità. E oggi ripresa da pochissimi ceramisti con riproduzioni, come quelle di una volta, di uccelli, a significare pace armonia e serenità, pesci, simbolo di prosperità e cristianità, figure antropomorfe e fantastiche. A Viterbo, una delle cinque città dove veniva utilizzata la tecnica della Zaffera, presente l’unico esemplare che riproduce una scena di dichiarazione d’amore.