di Cristina Volpe Rinonapoli
La questione del fotovoltaico, dell’eolico e degli impianti offshore, è stata più volte trattata dalla nostra testata, mettendo in evidenza come, anche un’energia buona cosiddetta pulita, se non regolamentata a dovere, può diventare un vero e proprio boomerang, in termini di consumo di suolo agricolo, danno paesaggistico e marino.
La Tuscia, è uno dei territori in Italia dove la transizione energetica rischia di mutare per sempre le caratteristiche proprie di un territorio, varie associazioni, nel corso degli ultimi mesi, hanno presentato istanze, perplessità, sono nati svariati comitati per ribadire che un fotovoltaico cosiddetto “selvaggio” può arrecare più danno che beneficio. Ma cosa si dice in Parlamento circa l’argomento?
Siamo andati a scartabellare fra gli atti di sindacato ispettivo, presentati in questa legislatura, sono interpellanze, interrogazioni, ordini del giorno, mozioni, di solito lo strumento con cui i parlamentari -su input del territorio, interrogano il governo su determinati fatti. Insomma l’atto di sindacato ispettivo è la prova inconfutabile del rapporto eletto/ elettori. ( o almeno dovrebbe essere)
In tema di fotovoltaico i parlamentari cosa hanno chiesto al governo?
Enrico Cappelletti, movimento 5 stelle, membro della X commissione- attività produttive, commercio e turismo. Già parlamentare nelle altre legislature, con una laurea in scienze politiche; nonché consulente aziendale nell’ambito della sostenibilità ambientale, è in un martedì ,esattamente il 31 gennaio scorso, quando chiede di interpellare direttamente il Presidente del Consiglio, in premessa cita i riferimenti normativi e gli impegni con l’Europa in tema di rinnovabili, energia pulita, fa anche un passaggio sul caro bollette e dunque la necessità di trovare fonti di energia alternativa” […] La realizzazione degli obiettivi comporterà la riduzione di circa 21 miliardi di metri cubi di gas, rafforzerà la sicurezza del nostro Paese e lo renderà più autonomo energeticamente dai fornitori stranieri”- si legge, solennemente in un passaggio del testo depositato- e fin qui tutto bene, perché lo spirito ambientalista è fra i principi fondanti del movimento cui Cappelletti appartiene, ma lascia perplessi il seguente successivo passaggio:
“[…]tra i fattori che più influiscono negativamente sulla crescita delle rinnovabili c’è l’inefficienza degli iter autorizzativi, che durano in media 1 o 1,5 anni per il fotovoltaico e circa 5 anni per l’eolico; […]ai sensi dell’articolo 10 del decreto-legge n. 50 del 2022, convertito con modificazioni dalla legge 15 luglio 2022, n. 91, costituisce condizione di procedibilità delle procedure di valutazione di impatto ambientale l’allegazione dell’atto del competente soprintendente del Ministero della cultura relativo alla verifica preventiva di interesse archeologico; nella sostanza, vanificando gli interventi di semplificazione degli ultimi anni, si ritarda la presentazione di progetti per opere necessarie alla transizione energetica individuate nel Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) e agli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Tale ritardo difficilmente quantificabile, può variare dai 30 giorni nei rari casi in cui il soprintendente non richiede l’avvio della verifica, fino ai 120/150 giorni per il procedimento o più, nel caso in cui per i saggi archeologici sia necessario l’accesso coattivo ai terreni;” -in buona sostanza l’onorevole pentastellato, interroga il governo per chiedere se fosse possibile snellire le pratiche per l’autorizzazione di impianti fotovoltaici, qualora fossimo di fronte a siti archeologici, si! avete capito bene, infatti la domanda precisa dell’interpellanza è la seguente:
“se e quali iniziative ritenga opportuno adottare per ridurre i tempi della verifica preventiva di interesse archeologico nei processi autorizzativi e se ritenga opportuno che la stessa possa essere svolta in parallelo alla procedura di valutazione di impatto ambientale, anziché prima.” Dunque dall’universo pentastellato, non vi è -come in base alle battaglie di sempre, la completa tutela del territorio, tanto più se si tratta di siti archeologici, ma la precisa richiesta di snellire la pratica, senza troppo esitare.
A Cappelletti, fa eco il collega- in quota forzista, membro della stessa commissione, la X, Andrea De Bertoldi, che con una interrogazione a risposta in commissione, interroga più Ministri esattamente: il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR.
De Bertoldi questa volta in premessa attinge da articoli usciti sul tema del fotovoltaico e ci dice, dati alla mano che “ […]542 impianti fotovoltaici attendono le necessarie autorizzazioni da parte del precedente Ministero della transizione ecologica, i cui ritardi sono causati dal numerosi vincoli burocratici, che rallentano i permessi per lo sviluppo delle energie rinnovabili; […], se confrontato con il dato registrato nel settembre 2022, quando gli impianti a energia solare che aspettavano di ricevere il via libera erano «solo» 367 aggiungendo inoltre, che le attese autorizzative siano cresciute attualmente di oltre il 40 per cento;”- anche lui batte il tasto sui rallentamenti, ritardi, impegni con l’Europa, e mette di mezzo anche gli operatori del settore, in un preciso passaggio che si può leggere nel testo depositato il 10 gennaio scorso: “secondo gli operatori del settore delle rinnovabili inoltre, le suesposte difficoltà derivano dalla mancanza di mezzi e personale, di strumentazioni tecnologiche datate e di supporti informatici con una capacità di calcolo troppo ridotta per consentire la «lettura» rapida dei progetti di nuovi impianti; la stessa Alleanza italiana per il fotovoltaico evidenzia inoltre che ulteriori criticità si rinvengono nell’ambito delle difficoltà con cui opera la Commissione Pniec-Pnrr, che, successivamente ai pareri rilasciati, deve attendere le autorizzazioni da parte del Ministero dei beni culturali, che tramite le Soprintendenze deve valutare l’impatto paesaggistico delle opere;”
Insomma al momento il nemico dei parlamentari che si occupano di fotovoltaico sono proprio le soprintendenze che valutano l’impatto paesaggistico delle opere.
Nessuna preoccupazione, da parte dei parlamentari, quindi per il consumo di suolo -ad esempio- soprattutto se agricolo, o per siti di interesse paesaggistico, temi che tolgono il sonno, al contrario, alle vare associazioni e comitati, soprattutto in Tuscia, che vorrebbero un vero e proprio stop del “fotovoltaico selvaggio” all’insegna della tutela del territorio, qui la parola d’ordine del Palazzo, è accelerare, snellire la procedura.
Ma facendo ulteriori ricerche, ficcando il naso fra gli atti della Camera dei Deputati, si sembra tirare un sospiro di sollievo, qualcuno parla finalmente di suolo agricolo, associato alla corsa alla transizione energetica; ed è esattamente Manfred Schullian, membro del gruppo misto, veterano del Parlamento, e membro, fra l’altro della Commissione Agricoltura della Camera, al cui ministro la sua interrogazione a risposta immediata in commissione- è indirizzata: “la misura «Parco Agrisolare», Missione 2 «Rivoluzione verde e transizione ecologica» del Piano nazionale di ripresa e resilienza, si pone come obiettivo di sostenere gli investimenti per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica solare fotovoltaica nel settore agricolo e agroindustriale;”- parte deciso Schullian e lascia tutti noi con il fiato sospeso, qualcuno in parlamento avrà a cuore la tutela del suolo agricolo, tifiamo, ma anche qui restiamo del tutto basiti perché nel testo vengono messi a confronto i vari bandi, che si sono susseguiti nel tempo, ed il nocciolo della questione è tutto riassunto, effettivamente nella domanda finale posta al Ministro:
“quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato per verificare le criticità emerse e adottare le opportune iniziative, anche normative, al fine di chiarire, sia nel bando già chiuso che in quello in arrivo, che dopo l’accoglimento della domanda relativa alla misura agevolativa sul Parco Agrisolare sia possibile procedere a trasferimenti di titolarità dell’azienda che non pregiudichino il mantenimento del beneficio in questione” -questa volta però Schullian, rispetto ai suoi colleghi riceve una risposta da Giacomo Patrizio La Pietra- Sottosegretario di Stato Agricoltura, Sovranità Alimentare- il quale ringrazia il parlamentare richiedente risposte, perché utile la sua domanda ad approfondimenti : “Signor Presidente, Onorevoli deputati, ringrazio l’Onorevole per la sua interrogazione, poiché ha consentito agli uffici del Ministero di approfondire la questione relativa alla risposta che è stata fornita alla FAQ n. 11 del 23 settembre 2022, per la Misura «Parco Agrisolare», in base alla quale ai beneficiari non sarebbe consentito il trasferimento della titolarità dell’azienda per i 5 anni successivi all’accoglimento della domanda. Effettivamente potrebbe sussistere una incoerenza tra le indicazioni fornite dal Ministero con la predetta FAQ e le disposizioni degli atti presupposti.” E bravo Schullian! Dunque, che stimola il governo a fare meglio.
Tuttavia torniamo al fotovoltaico dalle domande e dalla risposta data, si intuisce come sia bipartisan la volontà di difendere il fotovoltaico ed accelerare l’iter autorizzativo, che in realtà sarebbe l’unico strumento che le giunte dei vari territori sindaci, assessori, hanno a disposizione per difendere il proprio territorio, come per la Tuscia, che è un’area letteralmente martorizzata, tanto da fra dire a parecchi amministratori locali “ Ora basta!” soprattutto se interessate sono zone ad altro pregio paesaggistico o archeologico.
Ad una prima occhiata, sembrerebbe che gli atti siano sollecitati dalle stesse aziende del settore del fotovoltaico, alcune in effetti anche citate nei testi, ma non vi sia nessun rapporto con il territorio.
Con buona pace delle vare associazioni e soprintendenze, dagli atti che abbiamo visionato non c’è un accenno al consumo di suolo, ma solo accelerazione. E provenienti da tre gruppi politici diversi e di schieramenti diversi.
I parlamentari sono pochi stimolati dal territorio stesso? o accecati dagli impegni con l’Europa? fotovoltaico, energia pulita, vanno anche bene, ma senza sacrificare suolo agricolo, archeologico e paesaggistico…cari Onorevoli! Verrebbe da dire.
Nel mentre la Tuscia non smette la sua mobilitazione, domenica scorsa un gruppo di cittadini ed attiviste con un comunicato altisonante “AAA Altopiano Alfina Addio” lanciava un appello “ai cittadini di buona volontà – specificando come- la Presidenza del Consiglio dei Ministri deciderà sul progetto PHOBOS ( 7 mega pale eoliche sul Castel Giorgio e Orvieto ed una nuova stazione elettrica in loc. Torraccia di Castel Giorgio) dovendo superare i contrasti emersi fra il parere favorevole del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ed il Ministero della Cultura- si legge nel comunicato- ritroviamoci per difendere l’Alfina dal tentativo di stravolgimento che deriverà dalla realizzazione di PHOBOS e di altri mega impianti dell’Alto Lazio da collegare alla stazione energetica Torraccia”è il comitato spontaneo a firmarsi, Cittadini custodi dell’Alfina.
È evidente la discrepanza fra il palazzo ed il territorio, la distanza sembra quasi incolmabile. Il fotovoltaico se non regolamentato rischia di dividere la politica dal paese reale.
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=5/00286&ramo=CAMERA&leg=19
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=5/00195&ramo=CAMERA&leg=19
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=2/00063&ramo=CAMERA&leg=19