FROSINONE – “In questi giorni stiamo assistendo alla fiera delle banalità da parte di chi conosce bene la vicenda dell’appalto della Monti Lepini, ma evidentemente non ha il coraggio di leggere o diffondere lealmente il contenuto delle tre sentenze, due civili ed una penale, emesse fino ad oggi da parte dell’autorità giudiziaria”.
Così ha replicato l’ex sindaco di Frosinone, l’onorevole Nicola Ottaviani, a margine del dibattito che si sta sviluppando sulla vicenda dell’appalto della Monti Lepini.
“Accanto alla sentenza di prescrizione -prosegue Ottaviani – e non di assoluzione, per i reati di corruzione e di turbativa d’asta, connessi all’appalto, sono state emesse, infatti, due sentenze da parte del giudice civile che ha riconosciuto all’impresa privata soltanto una parte delle pretese avanzate. In definitiva, a fronte di un ammontare di circa 20 milioni di euro richiesti dall’impresa privata, nelle due citazioni, sono stati liquidati nelle due sentenze soltanto importi di circa 5 milioni di euro, a dimostrazione del fatto che il Comune di Frosinone aveva fatto bene a chiedere la verifica delle carte e delle pretese, perché i soldi pubblici sono dei cittadini e vanno amministrati con prudenza ed oculatezza.
Inoltre, smentendo ancora una volta quanti, in modo estremamente capzioso ed improvvisato, stanno parlando a vanvera in questi giorni, i due giudizi civili non attengono ad alcuna ipotesi fantasiosa di rescissione da parte del Comune, bensì ad azioni di risoluzione per inadempimento iniziate e prospettate proprio dall’impresa privata. Abbiano il coraggio, per trasparenza e lealtà verso i nostri cittadini, di fotocopiare e diffondere le tre sentenze, che probabilmente non hanno neppure letto, per fare chiarezza definitivamente su questa torbida ed esecrabile vicenda. Certo, però, subito respingiamo al mittente improbabili insegnamenti sulla materia contabile, da parte di coloro che facevano quadrare i bilanci inserendo tra le poste attive la possibile vendita del complesso ex MTC per 9 milioni di euro, quando l’edificio non risultava neppure catastalmente intestato all’amministrazione comunale, addirittura in assenza di assegnazione da parte del consorzio ASI delle relative aree. Per non parlare di coloro che inserivano nei conti comunali 4 milioni di euro per l’adattamento del vecchio stadio Matusa alle esigenze della serie B, senza alcuna specifica delibera o stanziamento regionale, ma solo sulla scorta di meri atti o dichiarazioni politiche da parte di chi in quel momento sedeva alla Pisana”.
“A loro consigliamo, dunque, molta prudenza, se non nella contabilità pubblica, almeno nelle improvvide ed improvvisate dichiarazioni” ha concluso Ottaviani.