Il Gip Filocamo ha rigettato l’identica richiesta a carico del consulente esterno Vincenzo Danilo Pesce. L’avvocato Mereu: “Presentato ricorso che sarà discusso il 2 maggio”. Adesso è l’ora del commissario e subito elezioni
CIVITAVECCHIA – “Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini“, “Quel che non fecero i barbari fecero i Barberini”. Daniele De Paolis e Damiria Delmirani sono stati interdetti dai pubblici uffici per un anno. A Togliere le castagna dal fuoco al presidente del Tribunale di Civitavecchia Francesco Vigorito c’ha pensato il giudice per le indagini preliminari Francesco Filocamo.
Il presidente dell’Università Agraria Daniele De Paolis e la sua vice Damiria Dalmirani sono stati interdetti dalle loro funzioni e dai pubblici uffici per un anno. Il Gip Filocamo ha accolto in parte la richiesta del sostituto procuratore Federica Materazzo che aveva chiesto l’interdizione dei vertici dell’agraria dalle loro funzioni. Respinta la richiesta di interdizione del consulente romano Vincenzo Danilo Pesce che è al centro dell’altra inchiesta che lo vede coinvolto con l’Ater sempre di Civitavecchia.
L’accusa è di falso in bilancio. Tutto nasce da un nuovo filone che riguarda l’ente di viale Baccelli e, in particolare, i vertici dell’Agraria. Daniele De Paolis e Damiria Delmirani, che ha guidato da facente funzione l’ente fino alla fine di marzo, vedendosi però sospesa da parte del Tribunale civile l’efficacia delle delibere da lei stessa firmate, a seguito del ricorso presentato da due ex soci adesso non potranno più mettere piede negli uffici dell’ente a meno che non decidano di sfidare ulteriormente la Procura della Repubblica di Civitavecchia.
La scorsa settimana De Paolis e Delmirani – assistititi dai propri legali Lorenzo Mereu ed Ivana Manni – erano stati ascoltati dagli inquirenti nell’ambito di una indagine che li vedrebbe accusati, insieme al consulente romano vicino, di falso in bilancio.
Il sostituto procuratore Federica Materazzo aveva chiesto al giudice per le indagini preliminari Francesco Filocamo la misura cautelare dell’interdizione dai pubblici uffici per tutti e tre le persone coinvolte cosa che, come detto, è stata accolta solamente per il management dell’ente.
La decisione di Filocamo ha tolto dall’imbarazzo il presidente del Tribunale Vigorito che aveva convocato le parti per il 19 maggio prossimo.
Nonostante il presidente abbia già disatteso la sentenza entrata nel merito emessa dal giudice Giulia Sorrentino che, accogliendo il ricorso dei due ex soci, aveva prima sospeso l’efficacia delle delibere a firma di Delmirani e inviando gli atti al presidente al “suo” capo Francesco Vigorito per la richiesta di nomina di un curatore speciale per l’ente.
Adesso non vi è altra scelta e l’ente dovrà essere commissariato in attesa che venga eletto un nuovo consiglio d’amministrazione.
Sembra volgere al termine questa vicenda che ha assunto le sembianze di una barzelletta. De Paolis e Dalmirani rischiano adesso provvedimenti molto più pesanti perché, nei giorni scorsi, avevano estromesso dei soci dall’Università Agraria perché cercavano di far valere le proprie ragioni.
Intanto l’avvocato dell’ex presidente Daniele De Paolis, interdetto per la seconda volta dai pubblici uffici, Lorenzo Mereu spiega le ragioni del ricorso avverso l’ordinanza applicativa della misura interdittiva “della sospensione dallo svolgimento del pubblico ufficio ricoperto e del divieto temporaneo di ricoprire uffici direttivi in imprese e persone giuridiche pubbliche per il
periodo di anni 1”, emessa dal GIP presso il Tribunale di Civitavecchia in data 14 aprile scorso sulla base del procedimento penale n. 2701/2022 RGNR n. 4009/2022 RG GIP.
Secondo il legale: “L’ordinanza cautelare impugnata è, sotto il profilo giuridico, manifestamente errata e come tale deve essere annullata integralmente. Per meglio sgombrare il campo da possibili suggestioni è bene evidenziare che pacificamente l’Università Agraria di Civitavecchia
ha natura giuridica di associazione di diritto privato“.
Sempre secondo Mereu: “Come è già stato evidenziato dinanzi il GIP durante l’interrogatorio di garanzia, è stato contestato impropriamente al mio assistito, giacché tale norma non è applicabile alle persone giuridiche private diverse dalle società e dai consorzi.
Nello specifico la norma in parola, stabilisce che: “Fuori dai casi previsti dall’art. 2622, gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori, i quali, al fine di conseguire per sé o per altri un ingiusto profitto, nei bilanci, nelle relazioni o nelle altre comunicazioni sociali dirette ai soci o al pubblico, previste dalla legge, consapevolmente espongono fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero ovvero omettono fatti materiali rilevanti la cui comunicazione è imposta dalla legge sulla situazione economica, patrimoniale o finanziaria della società o del gruppo al quale la stessa appartiene, in modo concretamente idoneo ad indurre altri in errore, sono puniti con la pena della reclusione da uno a cinque anni.”
Presunzione di innocenza
Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.