Un malinteso, una formalità burocratica, un intoppo di poco conto. Sarebbe un banale «qui pro quo», come lo hanno definito alte fonti diplomatiche, il motivo che ha portato all’arresto, in Tunisia, di Pasquale Aglieco, ex comandante provinciale dei carabinieri di Siena. Il militare, oggi in pensione, sarebbe finito sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti tunisini per un’accusa di falso documentale.
In un primo momento, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa AdnKronos, i media italiani avevano battuto la notizia di un problema sull’immatricolazione di un automobile. In realtà, si tratterebbe di una discrasia nei documenti legati allo stato civile. Per essere ancora più precisi, è necessario fare un salto temporale di sei mesi.
Aglieco, comandante nella città del Palio nel 2013, quando venne rinvenuto il corpo senza vita del manager del Monte dei Paschi di Siena, David Rossi, decise nello scorso dicembre di trasferirsi ad Hammamet con la propria compagna. Una volta giunto alla pensione ed essersi congedato con il grado di generale.
Un ufficiale di prim’ordine che, secondo le ricostruzioni di queste ore, sarebbe incappato in un disguido su alcuni documenti. Infatti, nel presentare la richiesta del foglio verde necessario per la residenza, Aglieco avrebbe dichiarato di essere regolarmente divorziato e di vivere more uxorio con la nuova compagna. Un tema sul quale, in un paese musulmano, per quanto moderato, c’è un’attenzione difficile da comprendere per un cittadino nato e vissuto nella laica Europa di questi tempi. Venerdì l’ex ufficiale sarebbe stato fermato ad un comune posto di blocco. Durante i controlli di routine, gli uomini in divisa della polizia tunisina avrebbero notato che nei documenti di identità non sarebbe stato riportato lo stato civile «divorziato» e, vista la discrepanza, ed esistendo nel Paese il reato di concubinato, per Aglieco sarebbe scattato l’arresto. Secondo fonti ben accreditate, il generale si troverebbe in carcere a Tunisi.
Ma l’aspetto più grottesco dell’intera vicenda è che l’ex ufficiale potrebbe doverci rimanere ancora una settimana. E questo nonostante la magistratura locale abbia compreso in pochi attimi quello che dovrebbe essere un banale ed innocente misunderstanding. In realtà, la burocrazia, lenta e farraginosa, ci avrebbe messo lo zampino: infatti, le udienze per questo tipo di reati minori vengono celebrate solo il martedì. E il prossimo, il 18 aprile, potrebbe essere troppo vicino per consentire alla pubblica accusa di opporsi alla richiesta dell’avvocato tunisino che assiste Aglieco.