È giallo alla Regione Lazio. Trovati strumenti di spionaggio (non recuperate) negli uffici del governatore Rocca e dell’assessorato alla Sanità
ROMA – Prima otto telecamere. Poi un’altra. Tutte nascoste accuratamente e scoperte casualmente nell’ufficio dell’assessorato alla Sanità, tra le stanze della direzione, nella sala riunioni e anche nell’ufficio di presidenza.
È una scoperta singolare, quella fatta negli ultimi 10 giorni da una ditta che lavorava alla ristrutturazione del nono piano della sede della Regione Lazio, in via Cristoforo Colombo. Lo scorso 7 aprile i tecnici stavano lavorando all’impianto elettrico quando hanno trovato i primi otto dispositivi. E dopo 6 giorni, il 13 aprile, è stata trovata un’altra telecamera.
Erano nascoste tra i sensori anti-intrusione e, fortunatamente, non erano attive. Ad ogni modo sono immediatamente stati allertati i carabinieri che hanno prelevato le apparecchiature sospette.
Si tratta di nove dispositivi piuttosto datati, che risalgono a oltre dieci anni fa. Forse all’era Marrazzo. Sono infatti telecamere di sorveglianza audio-video di tipo analogico, capaci di registrare chi entra o esce dalle porte dell’assessorato alla Sanità. Le telecamere però non immagazzinavano immagini già da tempo.
Sono comunque in corso accertamenti per capire se all’interno i fotogrammi catturati siano ancora presenti. Difficile capire chi possa aver piazzato il sistema di sorveglianza passivo. Una cosa è certa: da quando la presidenza della Regione Lazio è passata in mano a Francesco Rocca, non è mai stata eseguita una bonifica delle stanze dell’assessorato un tempo guidato da Alessio D’Amato, anche in epoca Covid, quando circolavano diverse informazioni sensibili.
Gli investigatori tuttavia ritengono che il sistema fosse attivo in anni precedenti e indagano per capire anche le modalità con cui sono state ritrovate. Per questo motivo è già stato ascoltato un elettricista che stava lavorando ai lavori di manutenzione dell’impianto elettrico quando le telecamere sono state trovate.
Non è neanche la prima volta che dalle parti della Regione vengono rinvenuti sistemi di sorveglianza piazzati abusivamente. Nel gennaio 2014 una microspia è stata trovata nella stanza di Nicola Zingaretti, più precisamente nel bracciolo di una poltrona della sala riunioni della Regione Lazio.
Nella sedia solitamente utilizzata dall’allora presidente. In quel caso il ritrovamento era avvenuto durante una bonifica, un controllo disposto periodicamente dalla Regione per motivi di sicurezza e tutela della privacy. La vicenda era finita poi nelle mani dei carabinieri, quindi della procura di Roma.
Ad occuparsi del caso era stato un magistrato del pool reati contro la personalità dello Stato, guidato dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo. Le indagini però non portarono a nulla e la vicenda venne archiviata. Adesso, nove anni dopo, un nuovo mistero: il ritrovamento di nove telecamere al nono piano della Regione, in via Cristoforo Colombo.