Pale eoliche, pannelli fotovoltaici, biodigestori, centrali termoelettriche, e migliaia di ettari di terreni tolti all’agricoltura. Cosa fare?
di Cristina Volpe Rinonapoli
LATERA – Il sindaco di Latera, Francesco Di Biagi “A disposizione dei cittadini per difendere il nostro bellissimo territorio” Gabriele Antonietta presidente del Biodistretto “Importanti studi puntuali che analizzino l’impatto cumulativo, il reale rapporto costo/opportunità, i rischi per l’intero contesto paesaggistico-culturale dei luoghi.”
Sergio Caci coordinatore regionale per il fotovoltaico in Tuscia “Non rappresento la politica come bandiera, ma le istituzioni, siamo qui per raccogliere le istanze dei cittadini”.
La strada per arrivare a Latera è immersa nel verde, e fra una salita ed una discesa, regala scorci mozzafiato del lago di Bolsena, un panorama unico al mondo in grado di attirare sempre più visitatori, un posto sospeso dove la natura- soprattutto in questo periodo di primavera- si svela in tutta la sua bellezza, in un tripudio di odori, colori a testimonianza della bellezza che s’impone prima di tutto, prima dell’uomo, prima che qualcuno cerchi in qualche modo di deturparla.
Il Comune di Latera, un paesino arroccato su una collina, sembra quasi di montagna, è il protagonista di questa mattinata dove si parlerà a tutto tondo di impianti fotovoltaici, pale eoliche, tutto ciò che insomma prevede la transizione ecologica, che su questo territorio sembra voglia insistere senza sosta.
Sabato 6 maggio, presso la sala conferenze di Palazzo Farnese, una riunione del Biodistretto del Lago di Bolsena, con un ordine del giorno ben preciso: Mega-eolico, aree FER e speculazioni sulle energie rinnovabili, le conseguenze negative che mega impianti hanno a livello paesaggistico ed ambientale.
In sala un nutrito pubblico, fatto di rappresentanti delle istituzioni, associazioni e cittadini. A prendere la parola è il presidente del biodistretto Gabriele Antoniella, che fornito di pannel e puntuali studi illustra a tutti la questione, specificando: “Fermo restando la necessità di una transizione energetica verso una produzione da fonti rinnovabili, la discussione ha messo a fuoco le conseguenze negative che i mega-impianti hanno a livello paesaggistico e ambientale, con forti ripercussioni sulle economie e sulla qualità della vita delle persone che abitano i territori dove vengono situati”.
Durante l’illustrazione introduttiva da parte del presidente del Biodistretto, attraverso la proiezione della mappatura dei mega-impianti, appare evidente un dato, cosi come spiegato dallo stesso Antoniella: “Dal Lago di Bolsena all’altopiano dell’Alfina la costellazione delle pale eoliche è impressionante, e le associazioni dell’Orvietano confermano che il progetto Phobos, nei comuni di Castel Giorgio e Orvieto, farà da raccordo energetico a molti altri siti industriali di produzione di energie rinnovabili già pianificati.
È lampante come, in quest’area di contiguità tra tre regioni, i confini amministrativi e regionali non possano adeguatamente rimpiazzare quelli ecologici e come, ora più che mai, la gestione debba essere condivisa tra le diverse amministrazioni regionali per rispondere adeguatamente ad istanze e problematiche proprie di una scala territoriale interregionale.
Le comunità locali devono essere coinvolte nei processi decisionali e negli iter autorizzativi, partendo dall’individuazione di siti idonei per nuovi impianti.
Le stesse comunità devono anche avere la possibilità di comparare le soluzioni progettuali proposte da compagnie private, spesso aliene al territorio, con soluzioni più opportune, accettabili e meglio dimensionate per le caratteristiche intrinseche del posto in cui abitano.”
Riflessioni condivise e ribadite anche in altri interventi delle varie associazione e cittadini presenti alla giornata, che incalzano specificando che tra le alternative possibili si è a lungo parlato di comunità energetiche come soluzioni adatte a decentralizzare la produzione elettrica, azzerare l’impatto paesaggistico e ambientale, rendere autonome e compartecipi del mercato energetico le famiglie e le imprese. A questo proposito proprio il Comune di Celleno ha portato la propria esperienza.
Anche l’utilizzo di superfici già impermeabilizzate, costruzioni, capannoni, zone già asfaltate e ormai inutilizzabili, è sembrato a molti una strada percorribile, visto l’alto consumo di suolo recentemente registrato nella provincia di Viterbo.
E dopo le associazione la società civile è il turno delle istituzioni il Sindaco di Latera Francesco Di Biagi che non solo fra gli onori di casa e rende disponibili -per tutte le volte che sarà necessario, gli spazi del comune per le riunioni del biodistretto ma specifica che “quando ho avuto dei confronti con le società del settore, mi è stato da subito chiaro che per il mio territorio il beneficio anche in termini economici sarebbe stato minore rispetto alla tutela di questo bellissimo patrimonio paesaggistico, archeologico, artistico, dove abbiamo il privilegio di abitare. Sono rammaricato e consapevole che altri sindaci di comuni limitrofi, non sono del mio stesso avviso, ma per quel che mi riguarda me, sono qui convintamente al fianco dei cittadini del Biodistretto Lago di Bolsena e spero che presto molte altre amministrazioni prenderanno coscienza e saranno della nostra cordata”.
E a questo punto è il turno di Sergio Caci, in rappresentanza della Regione Lazio, da poco nominato coordinatore del fotovoltaico in Tuscia per conto della Regione Lazio, ha ribadito il sostegno del presidente Francesco Rocca e la volontà della giunta regionale di porre un limite all’espansione dei mega-impianti, contribuendo alla tutela di uno degli ecosistemi più complessi, nonché paesaggio tra i più belli d’Italia. Ed entrando nel vivo del suo ruolo, come prima uscita pubblica dichiara: “Dall’incontro che il Biodistretto Lago di Bolsena ha organizzato a Latera sabato scorso, emerge tutta la preoccupazione che residenti ed ospiti di questa parte della Tuscia stanno esprimendo da tempo. Ovvero, che l’assalto delle rinnovabili, con impianti fotovoltaici ed eolici ha ormai superato il limite di sopportabilità dal punto di vista ambientale/paesaggistico.
Questa è la sensazione che ha espresso più volte il presidente Rocca e l’assessore all’ambiente Elena Palazzo.
La mia presenza a Latera ha voluto dimostrare che è intenzione di questa amministrazione regionale trasformare le parole e le intenzioni, in fatti concreti. Il lavoro è impegnativo, anche perché le rinnovabili, soprattutto dal governo Draghi, godono di una corsia preferenziale riguardo le autorizzazioni. Però, di concerto con gli attuali Ministri della cultura e dell’ambiente, siamo ancora in tempo per fermare uno scempio del territorio, non più tollerabile.”
Ed i temi da sviscerare restano ancora molti, come tutti i progetti in itinere, sarà possibile mettere uno stop anche ad essi? Nonostante l’area abbia raggiunto a livello di impianti presenti una sorta di saturazione? Ed ancora il tema che riguarda la legge 199 del novembre. 2021 e la successiva legge 91 luglio 2022 con introduzione fasce di rispetto di km. 7 da siti soggetti a vincolo diretto.
Tantissimi i risvolti, le tematiche da affrontare, con cui confrontarsi, ma quella di Latera sembra essere stata una mattinata che vuole andare proprio in una direzione di concretezza, con l’assoluta parola d’ordine: tutela del territorio, transizione energetica sì ma responsabile. Staremo a vedere, intanto in Tuscia la primavera è sbocciata e sembra voler dire alla politica, locale, nazionale “Io ci metto il mio, aiutatemi a preservare un territorio straordinario”