Altro che plastica recuperata dal mare. Il progetto viterbese bocciato in altre regioni che non vogliono impianti con annesse “buche” dove interrare rifiuti. Istanza firmata (coincidenza) il giorno dopo l’arresto della dirigente regionale Flaminia Tosini e dell’imprenditore Valter Lozza. Ignorato il ciclo dei rifiuti ma per Vito Consoli, uomo di Zingaretti, va bene così (per lui)
ARLENA DI CASTRO – Zitti zitti e con la scusa di essere un valore aggiunto per l’ambiente quelli della Med Sea Litter di Viterbo (in realtà società zeppa di calabresi la cui titolare è viterbese, Valeria Grani residente però a Crotone) non solo sono riusciti a farsi approvare una maxi discarica da 60mila metri cubi di rifiuti (19.12.12) ma anche a farsi aiutare con le spese riuscendo ad accedere ai fondi perduti del PNRR.
Siamo difronte ad un giro d’affari da 150milioni di euro che qualcuno, come dicono dalle parti nostre “alla chetichella”, in silenzio, di nascosto, tenendo all’oscuro il vero obiettivo, ha superato tutti gli ostacoli in barba ad un principio basilare, il ciclo dei rifiuti.
Questo impianto che nasce e si veste con un abito perbenista in realtà ha bypassato una fase di recupero prevista dalla gerarchia dei rifiuti dettata dalle normative europee che prevede, prima dello smaltimento, la fase del recupero energetico.
In poche parole, per noi profani della materia, i rifiuti che si prevede di trattare in questo impianto di Arlena di Castro sono plastici e pertanto con un elevato potere calorifico che ben potrebbe essere destinato in cementifici in sostituzione del carbon coke visto il loro elevato potere calorifico.
Chiudere il ciclo in maniera ottimale e rispondere ai principi dell’economia circolare, non certo un impianto che può trattare fino ad 80mila tonnellate all’anno di rifiuti con una discarica annessa autorizzata per ritirarne ben 800mila m³. Con questo folle progetto ciò che togliamo dal mare lo buttiamo sottoterra. In realtà Arlena di Castro si prepara a diventare la più grande discarica del Lazio autorizzata in questi ultimi anni.
Andiamo per ordine. Il 20 maggio scorso veniva diffusa la notizia che la piattaforma per il riciclo di rifiuti marini ad Arlena di Castro aveva ottenuto l’approvazione ambientale dalla regione.
Non solo ma che tutti gli enti interessati, inclusa la regione Lazio, la provincia e il comune hanno espresso pareri positivi con alcune prescrizioni (poco efficaci).
Piccola curiosità e una coincidenza a dir poco funesta. Il progetto della Med Sea Litter di Viterbo è stato presentato il 17 marzo, il giorno dopo l’arresto di Flaminia Tosini e Valter Lozza.
A pensar male spesso ci si indovina ma cambiando gli attori e soprattutto i dirigenti alla regione Lazio si sono dati subito da fare.
Regione Lazio – “Affare rifiuti”, arrestati Valter Lozza e Flaminia Tosini
Istanza protocollata 20 e firmata il 17 marzo privacy
La Soprintendenza solamente si era espressa contro e più avanti capirete il perché.
Il sindaco di Arlena di Castro ha pensato bene di fare cassetto facendo votare la determina dirigenziale che prevede misure compensative eccezionali per il comune.
Saranno dati 600 mila euro all’anno come indennizzo per 25 anni, per un totale di 15 milioni di euro.
Per indorare la pillola ed infiocchettare al meglio il “biscotto” è stato reso noto che questi soldi saranno usati dall’amministrazione per realizzare opere di pubblica utilità e infrastrutture.
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L’impianto, costerà di 22milioni e sarà realizzato da Med Sea Litter Italia di Viterbo in località “La Banditaccia”. Ci sta. L’impianto viene realizzato vicino a una ex cava di pomice che verrà utilizzata come discarica per la parte non riciclabile dei rifiuti (806mila metri cubi).
Se a fare i conti siamo noi il calcolo è presto fatto, poiché il rifiuto 19.12.12 proveniente dai rifiuti speciali sul mercato può valere oltre i 150 euro tonnellata significa che 806mila metri cubi producono 900mila tonnellate che moltiplicate per 150 euro fanno soltanto 135milioni di euro.
Progetto evidenziatoLa piattaforma avrà la capacità di trattare circa 60mila tonnellate di rifiuti all’anno, di cui il 57% sarà costituito da scarti non riciclabili che dovranno essere smaltiti, per un totale di 34mila tonnellate all’anno.
Inoltre, una prescrizione aggiuntiva richiede che la piattaforma produca circa 20mila tonnellate all’anno di flakes di vari polimeri, che verranno inviate alla filiera del recupero dopo un processo di lavaggio.
Una fortuna per il territorio. Pensate che ci tengono così tanto ai cittadini di Arlena di Castro i proprietari della Med che si sono presi la briga di promettere la costruzione di un asilo e la promessa che assumeranno personale locale (che fortuna per i giovani disoccupati e senza reddito di cittadinanza). In buona sostanza il sindaco ha fatto 6 al superenalotto con questa società.
Adeguamento scuola
nota 27.3.2023
Quasi un ente caritatevole questa Med Sea Litter di Viterbo. Raccoglie i rifiuti di plastica del mare, li ricicla e poi quello che avanza lo mette in una buchetta da 860mila metri cubi.
Il problema che in questa regione hanno trovato Nicola Zingaretti, Massimiliano Valeriani (assessore) e Vito Consoli pronti a firmare in ogni dove.
In provincia di Viterbo come funziona lo sanno bene in tanti (ma non tutti). Se hanno lasciato passare gli invasori consegnandogli le chiavi della Città figuriamoci quando arrivano i signori della monnezza così caritatevoli e pieni di iniziative per il bene del mare e dell’ambiente.
Insomma con la scusa dell’ambiente, raccoglie plastica dal mare e soprattutto dopo essere stati letteralmente cacciati da ben due regioni (Calabria e Molise) quelli della Med Sea Litter di Viterbo (basta fare visure storiche della società ed incrociare i vari nomi per fare delle scoperte interessanti) hanno trovato finalmente dove realizzare la “buchetta” grande trenta volte in termini di volume per fare spazio a rifiuti con codice EER 19.12.12.
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La Corte di Giustizia, sez. VIII, con la sentenza C 315-20 del 11.11.2021 si è pronunciata sull’intricata classificazione dei rifiuti con codice EER 19.12.12.
Si rammenta che il codice 19 viene utilizzato per indicare i rifiuti prodotti da impianti di trattamento, il successivo 12 i rifiuti prodotti da impianto di trattamento meccanico e l’ulteriore 12 i rifiuti prodotti da trattamento meccanico, compresi i materiali misti non pericolosi.
Il problema sorge allorquando il codice 19.12.12 nulla specifica né in merito alla natura da attribuire ai rifiuti trattati, se qualificarli dunque come speciali oppure come rifiuti urbani, né al conseguente regime giuridico da attribuire ai rifiuti sottoposti ad un tale trattamento meccanico, qualora quest’ultimo abbia apportato un mutamento del codice del CER originario.
Insomma, per far capire anche a chi non è tecnico o esperto del settore siamo difronte ad una discarica identica a quella esistente di Monterazzano.
Altri comuni ben più scaltri dei nostri e sicuramente meno affini e sensibili hanno rispedito al mittente il progetto. Altro che plastica dal mare. Altro che riciclo della plastica. Dietro a quel nome tanto affabile si nasconde dell’altro ben camuffato.
Questi della Med però fanno le cose fatte perbene. Per queste ragioni hanno affidato il progetto al numero uno degli ingegneri in fatto di impianti e rifiuti, cioè Francesco Antonio Martino.
Non un tecnico qualsiasi bensì il fidato numero uno di ACEA. Quello che si è occupato del termovalorizzatore di San Vittore e così via discorrendo in ambito rifiuti.
Insomma Arlena non è proprio sul mare ma ben nascosta tra le colline che confinano con la Toscana. Nessuno vede e nessuno sente.
Il problema è che nessuno, a quanto pare, si è accorto della stortura di questa autorizzazione.
Vogliono occuparsi di riciclare la plastica che inquina il mare? Ben venga.
Vogliono stoccare le plastiche differenziate e trattarle? Meglio ancora.
Il problema è che tutti sanno, tranne che alla regione Lazio, alla Provincia di Viterbo e al Comune di Arlena che trattare la plastica non è conveniente per nessuno bensì una perdita economica certa e quelli della Med lo sanno benissimo.
Ecco allora arrivare il “soccorso rosso” che offre la possibilità nel silenzio di chi dovrebbe tutelare i nostri territori, a cominciare dagli ambientalisti (quando servono non ci sono mai) con un regalo niente male e cioè l’autorizzazione a realizzare una “buchetta” dove interrare i rifiuti a costi esagerati per la comunità ma che tanto fa comodo oggi a Roma (ACEA) che non riesce più a soddisfare le necessità della Capitale.
– Segue