La mamma dello statista si chiamava Rosa come la Santa della Città dei Papi. L’amicizia con Giulio Marini e i suoi straordinari comizi
VITERBO – La Città dei Papi piange Silvio Berlusconi. Non solo un legame politico. Andava oltre. Berlusconi era legato e devoto a Santa Rosa. Sua mamma si chiamava come la piccola Santa viterbese.
Tra le sue tante visite indimenticabile quando fece tardare la partenza del Trasporto della Macchina di S. Rosa perché voleva essere presente in veste di presidente del Consiglio.
Il Capo dell’esecutivo fu calorosamente salutato dalla cittadinanza, entusiasta per la partecipazione per la prima volta di un presidente del Consiglio dei Ministri all’evento più sentito dalla collettività viterbese. Un trionfo di applausi e di forza che resero quel giorno storico.
“E’ una promessa – disse ai giornalisti – che ho fatto in campagna elettorale e l’ho voluta mantenere. Io le promesse le mantengo”.
Per il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il “calore” che Viterbo gli ha tributato in occasione della sua presenza per il trasporto della Macchina di Santa Rosa dimostrava la popolarità di cui godeva il Governo.
“Il calore – disse in quell’occasione il premier – con cui mi ha accolto la folla testimonia la popolarità del Governo che ormai è al 67 per cento”.
Il presidente del Consiglio ha poi ricordato che Santa Rosa gli era “cara per il nome di mia madre”.
Il premier assistette all’arrivo della Macchina nella piazza del Comune affacciato dal palazzo dei Priori. In particolare si era affacciato dalla cosiddetta Finestra dei Papi. Quando la telecamera lo inquadrò, proiettando la sua immagine sul maxischermo installato nella piazza, la gente cominciò ad applaudirlo gridando ‘Silvio, Silvio’.
Quel giorno, dentro i saloni del Comune di Viterbo, eravamo presenti come giornalisti di Nuovo Viterbo Oggi. Con noi era legatissimo per via dell’editore Giuseppe Ciarrapico. Gli portavamo sempre le crostate che le suore Trappiste di Vitorchiano preparavano e preparano con grande maestria per venderle. Nel cuore della notte andammo a Vitorchiano e le suore ci fornirono delle loro preziose prelibatezze.
Non mancava mai occasione, quando ricordava la mamma, di associare ed avvicinare il nome di Rosa a quello della Santa bambina.