Rocca ha mantenuto le promesse della campagna elettorale, stop al fotovoltaico in Tuscia, ma una “legislazione a matrioska” aggira anche la delibera di Giunta. Farnese spunta una pala eolica, Montalto di Castro ha sanato le irregolarità senza agronomo
di Cristina Volpe Rinonapoli
ROMA – Il neo presidente della regione Lazio Francesco Rocca, era stato chiaro, sin dai primi giorni del suo mandato – “Stop al fotovoltaico in Tuscia, l’effetto saturazione è stato raggiunto”.
Il numero uno della regione, dalle parole è passato ai fatti, con una delibera, approvata dalla Giunta a firma dell’assessore all’Ambiente – Elena Palazzo si legge- “gli impianti fotovoltaici ed eolici a terra determinano impatti cumulabili sull’ambiente” questione emersa anche durante diverse conferenze di servizi chiamate a decidere sulla realizzazione o meno di diversi impianti.
E nello specifico lo stesso Rocca aveva sottolineato come ”Gli impianti fotovoltaici ed eolici già presenti in Tuscia e in particolar modo nella provincia del viterbese, producono una quota di energia green che già supera la previsione del 2030 fissata dallo stesso piano regionale” e con carte alla mano aveva posto un vero e proprio problema di sproporzione: “Secondo i dati è emerso che la provincia di Viterbo ospita il 78,08% di centrali eoliche e solari dell’intera regione, Latina il 13,07%, Roma il 6,58”, Frosinone l’1,64% mentre Rieti è ferma a zero”.
Dunque la delibera di Giunta pronta a mettere uno stop, tuttavia restavano inevase mille risposte ad alcune domande, e per gli impianti in itinere’ cioè in via di realizzazione? E le aree idonee e non idonee? Rompicapo per Rocca e la sua Giunta, che nonostante le buone intenzioni si ritrovano a dover fare i conti, con una “legislazione matrioska”, che rischia di vanificare una delibera, atta a tutelare un territorio.
In effetti, specie in Tuscia, basta farsi una passeggiata in macchina per imbattersi – fra uno scorcio meraviglioso ed un altro – nella pala eolica, che fino al giorno prima non c’era; allucinazioni? Traveggole? Frutto del caldo arrivato tutto insieme?
No no tranquilli per il proprio stato psicofisico, il blocco esiste, l’ordinanza è stata emessa, eppure…
La situazione è che il Lazio è stato in deroga alla legge nazionale, che prevedeva di poter installare pale eoliche o fotovoltaico, con una procedura semplificata, ossia senza valutazioni d’impatto ambientale (PAS) fino a 1000 kW mentre senza deroga -nella maggior parte delle altre regioni d’Italia- si può solo fino a 65kW.
Se a questo si aggiunge che nel decreto semplificazioni di Draghi è stato previsto il “repowering” cioè l’ampliamento della capacità produttiva si evince che senza permessi ci siamo ritrovati centinaia di pale eoliche senza controllo.
Ed i comitati tuonano “Abrogare o cambiare la legge regionale nr 16 del 16 dicembre 2011 con cui il Lazio va in deroga alla legge nazionale utilizzando semplice PAS per autorizzare impianti fino a 1000kw, legge nazionale prevede pale da 60 KW con PAS,Il repowering è «garantito» da un semplice comma inserito nella legge 199 di Novembre 2021, dove all’art. 20 comma 8 lettera A, si potevano effettuare dei cambiamenti purché non sostanziali”.
Ma cosa significa “purché non sostanziali”?
In soldoni: con una pala già presente su territorio da 60/70 metri di altezza massima, si arriva a pale da 250 metri laddove hanno autorizzato con semplice PAS. Questo ha reso possibile l’estremo sfruttamento del territorio della Tuscia in tema di fotovoltaico, sistema che a tutt’oggi nonostante una delibera della Giunta regionale, continua a far spuntare come funghi le pale eoliche.
Eppure oggi come allora ci sarebbero dei limiti legislativi come la legge sulle fasce di rispetto introdotta dal legislatore il 17 Maggio 2022, era di 7 km, a febbraio 2023 l’hanno ridotta a 3, quindi? la delibera della Giunta Rocca esiste, una normativa nazionale più stringente pure, qui si tratta solo di far rispettare le leggi ed andare Comune per Comune a verificare gli iter autorizzativi.
Ma a parte i comitati, ci sono anche dei politici a cui i conti non tornano proprio, ed il caso di Luca Benni – consigliere di minoranza nel Comune di Montalto di Castro, che nella seduta di Consiglio del 30 maggio scorso, in tema di fotovoltaico, interviene e fa le dovute domande, mettendo in luce ancora un aspetto legislativo legato alla materia, che se adottato, avrebbe contribuito e soprattutto – potrebbe contribuire – ad arginare il fenomeno dell’ impianto selvaggio, che sta mangiando ettari ed ettari di campagna, paesaggio e patrimonio artistico.
“Tipologia 200, proventi derivanti dalle attività di controllo e repressione delle irregolarità e degli illeciti – prende la parola Benni in quella seduta di Consiglio che ha fra gli ordini del giorno proprio il Bilancio di previsione 2022-2024. 1 milione, 47.151 in previsione, 407 mila euro in riscossione 560 mila euro… in minore entrata?
Fa i conti Benni ed interroga la maggioranza – quindi cosa vuol dire meno 480 in minori entrate?
Qual è il dato? La differenza fra cosa? E questi sono, se non sbaglio quelli che nel 2022 erano stati tolti per il fotovoltaico?
Il punto è questo: le sanzioni per il mancato rispetto delle norme circa il regolamento per la realizzazione di impianti- Cioè l’accertamento non effettuato in previsione di bilancio di 480 mila euro – sottolinea Benni – dunque chiedo al sindaco proprio per questa Tipologia 200, come ci stiamo muovendo? Noi già a novembre abbiamo avuto una discussione perché avete tolto e non avete fatto accertamenti, anche a novembre chiedevo circa questi accertamenti perché erano stati tolti? Perché non erano stati fatti? Ci torneremo più puntualmente, ma al momento chiedo conto di questi 480 mila euro e più tutto il resto che erano stati previsti e che potevano essere inviati, con le vigilanze, fatte, protocollate, i lavori effettuati. Ecco, a che punto siamo? Mi domando se stiamo facendo qualcosa, c’è anche l’Assessore Fedele, che ha la delega in materia, quindi chiedo- continua Benni- perché da allora, e c’era anche la Dott.ssa Ciurluini che diceva che queste non erano priorità del Comune, ora come siamo messi? sono passati 7 mesi, è stato fatto un passo successivo? nuovi accertamenti?”
Luca Benni si riferisce ad una normativa ben precisa, che andrebbe solamente applicata, quella della “mitigazione ambientale” è rappresentata da imboschimenti il cui fine è di ridurre l’impatto visivo e acustico delle grandi opere, sia pubbliche che private: strade di grande comunicazione, centrali energetiche, impianti fotovoltaici, inceneritori, linee ferroviarie. E di far convivere questi impianti, senza arrecare danno all’ambiente. Sarebbe un paradosso che un’energia pulita arrecasse danni ambientali, in effetti, la mitigazione avrebbe dovuto, evitare lo sventramento del paesaggio, non specchi di fotovoltaico selvaggio tantomeno pale eoliche su zone di pregio paesaggistico, ma tant’è. Tuttavia l’avvocato Fedele non tarda la sua risposta:“Sarò breve. Abbiamo dovuto ripetere i sopralluoghi, alcuni non erano stati fatti, e per altri non abbiamo trovato atti protocollati sulle vigilanze, erano in formato world senza firma…abbiamo preso atto, poi che che alcune ditte hanno sanato le irregolarità integrando le piantumazioni, purtroppo- continua Fedele- ci stiamo confrontando con una fase storica in cui le autorizzazioni erano state emesse senza un dettato normativo chiaro, adesso la normativa nazionale è divenuta molto più puntuale, ad ogni modo abbiamo accertato che alcune ditte integrando le piantumazioni hanno sanato, lì dove vi era stato danneggiamento. Emetteremo le ordinanze, anche tenendo conto del lavoro svolto prima, laddove però reputeremo fondata la contestazione” quindi a quanto potrebbe sembrare stiamo di fronte ad una sorta di sanatoria, le aziende hanno avuto mesi per mettersi in regola, ed anche chi ha arrecato danno ambientale è stato sanato, ma questa è una prassi tutta italiana, va così per gli abusi edilizi, per le occupazioni abusive…si sana, e con un colpo di spugna tutto si mette a posto.
Però Luca Benni non è soddisfatto, e chiede chi ha effettuato i sopraluoghi e la risposta ci lascia un pochino spiazzati “l’ufficio preposto a farlo, l’urbanistica” gli viene risposto, “senza l’agronomo! le vigilanze nuove sono senza una figura agronoma?” si chiede Benni, ma è più una domanda retorica, sarà l’accesso agli atti a mettere in chiaro le cose, richiesta che viene fatta contestualmente nella stessa seduta.
Tornando allo stop del fotovoltaico in Tuscia, Rocca ha avuto buone, ottime intenzioni, ma bisognerebbe andare Comune per Comune e verificare, se fatta la legge si trova l’inganno o peggio non viene fatta rispettare la legge esistente.
Non si tratta di un Comune ribelle, tanto più che Montalto di Castro ha una maggioranza in quota Rocca, cioè è della sua stessa coalizione, ma Montalto non è un caso isolato. Di tutta questa vicenda, verrebbe da chiedersi cosa può fare di più Rocca se non un’ordinanza di Giunta? Mentre scriviamo sulla castrense è tutto un proliferare di pale da 65 metri, ed in meno di due mesi, almeno una ventina, col repowering, potranno arrivare a 268 mt. A Farnese in questi giorni cominceranno i lavori per una pala di 60 metri da bene monumentale tutelato. Sindaci disarmati e sotto assedio.