Abbiamo incontrato Tonia Bardellino, psicologa, sociologa, criminologa, docente di sociologia della devianza e della criminalità all’università Ecampus e di criminologia al master di II livello dell’università Niccolò Cusano. Cura una rubrica per i settimanali “Voi” e “Ora tv”,
A lei, l’analisi criminologica del barbarico delitto della 17enne Michelle Causo, nel quartiere romano Primavalle, per mano di un amico, anche lui minorenne.
“Un altro femminicida affetto presumibilmente da un “disturbo narcisistico maligno” che ha ucciso con buona probabilità in seguito ad un rifiuto, non necessariamente sessuale, da parte di Michelle – dichiara la criminologa -. Tra i ragazzi è scoppiata una lite trascesa in un’aggressione brutale dettata una rabbia incontenibile che ha portato all’epilogo che purtroppo conosciamo. Il movente non sembra essere scatenato come solitamente avviene, a causa di un abbandono, né per la gelosia nei confronti di un altro uomo. non è in pratica un delitto ascrivibile come passionale. I ragazzi difatti erano amici e non legati da una relazione sentimentale. La modalità con cui il 17 enne cerca di disfarsi del corpo è a dir poco orribile quanto grossolana. Il corpo di Michelle viene difatti coperto “alla meglio “e trascinato lungo le scale del palazzo dove è avvenuto il delitto mentre le macchie ematiche colavano e potevano essere viste come poi accaduto dai passanti. Questo modus operandi lascia supporre che il ragazzo oltre che disturbato mentalmente si trovasse in un stato psicofisico alterato da sostanze psicotrope. Era solito usare stupefacenti come dimostrano i video pubblicati dallo stesso sui suoi profili social.
Benché non ci sia un identikit univoco sul femminicida possiamo sicuramente affermare che sono spesso uomini che soffrono di un disturbo mentale, ma senza apparenti caratteristiche di pericolo criminale. Tra i disturbi osservati, i più comuni sono: il disturbo narcisistico, quello bipolare o il disturbo delirante. Si tratta di frequente di uomini senza precedenti di violenza dentro e fuori il nucleo familiare”.
Qui siamo addirittura in presenza di un minore….
“È sempre più palese il disagio di giovani e non, che vivono la propria esistenza in modo anomico ossia privo di regole morali sociali ed educative. Viene inoltre meno il senso della sacralità della vita, quanto la presenza di strutture personologiche improntate a fattori quali la prepotenza, la possessività, dettata dall’incapacità di controllo e di accettare l’abbandono. In ogni caso fondata sulla mancata considerazione dell’altro con i suoi diritti e le sue esigenze. Il dominio del maschile sul femminile che ha preso nel tempo, e oggi in modo troppo evidente, forme e modi diversi di esistenza, ma che non sembra mai essere stato scalfito. La morte della donna è solo il tragico estremo di un continuum di violenza tanto molteplice nelle sue manifestazioni quanto univoco nelle sue origini. Una realtà drammatica che va comunque combattuta oggi come ieri con ogni mezzo: politico, sociale, giuridico e culturale”.