Iniziato il dibattito culturale su giardini, opere e personaggi al “Parco dei Mostri”. Rochey: “Un universo simbolico che nella filosofia della natura cinquecentesca rappresenta il cosmo al di là di ogni filosofia o religione. Dove l’anima umana trovava il suo significato”
BOMARZO – Inaugurato il 4 luglio 2023 il festival In Arte Vicino, aperture serali straordinarie, incontri storico-culturali e installazioni provenienti da altri giardini Italiani, al Sacro Bosco, per festeggiare i 500 anni della nascita del suo ideatore, Pierfrancesco Orsini, detto Vicino.
Per la serata inaugurale Silvia Ronchey, docente dell’Università degli Studi Roma Tre e Claudio Strinati, segretario generale della romana Accademia Nazionale di San Luca, hanno dialogato sulle teorie che animarono Vicino Orsini nel concepire questo “Parco dei Mostri” , un susseguirsi di animali, spiriti ed elementi, , tra mitologia, religione ed esoterismo, alla ricerca di una sacralità al di sopra di ogni religiosità.
“Antonio Rocca(ideatore dell’evento e autore della Guida al Sacro Bosco ndr) ha dimostrato che questo Giardino è una passeggiata filosofica ed esoterica come diceva Niki de Saint Phalle (il Giardino dei Tarocchi) un luogo sacro nel senso epicureo che sfocia in un sentimento di tristezza, massi erratici trasformati in mostri intesi come mostrum nella sua accezione rinascimentale, espressione di una miriade di simboli: divinità pagane, latine, etrusche, segni zodiacali, carte dei tarocchi, un universo simbolico che nella filosofia della natura quattro – cinquecentesca era la tessitura di un disegno del mondo, una spiegazione del cosmo al di là di ogni filosofia o religione. Dove l’anima umana trovava il suo significato“. Ha dichiarato in apertura Ronchey, prima di passare la parola a Strinati: “Azzardando un’interpretazione degli oggetti artistici che troviamo disseminati nel percorso, l’elemento che emerge è che Vicino Orsini non è il solo il committente di tutte queste sculture, ma in realtà è anche l’autore. Lui, né architetto, né scalpellino, né ingegnere, non ha fisicamente realizzato le opere, ma ne è stato la notevolissima mente. Negli studi dell’arte il mecenate è una figura cruciale, non è solo colui che paga, ma partecipa al processo creativo profondamente. Sul progetto di questo parco in tanti si sono fatti domande, c’è chi ha fatto il nome di Michelangelo, chi di Pirro Ligorio, discendente della scuola di Raffaello, architetto supremo, archeologo, pittore e genio assoluto, ma entrambi non risulta siano stati. Nel libro di Antonio Rocca si cita anche Leon Battista Alberti, un nome sacro per l’arte”.
Ma il testo di Rocca smonta anche il mito che Orsini abbia dedicato il giardino alla moglie, Giulia Farnese, come spiega di nuovo Strinati: “I suoi referenti sono stati le famiglie Farnese e Medici. Era interessato alla loro cultura, lo stesso palazzo Farnese di Roma realizzato Antonio da Sangallo il Giovane, riprende il tempietto dove stiamo ora parlando. La cultura farnesiana ha profondamente segnato Vicino Orsini“.
Ai Farnese il merito di aver riportato alla luce le gigantesche sculture sepolte alla Terme di Caracalla, testimonianza dell’antichità classica che diventarono modello di tanti grandi giardini medicei. “Il sacro bosco è nato su quest’onda, risorge l’antichità classica risorge e risorgono mostri, animali fantastici e grandi imprese dei semidei. Con questo bosco scultoreo l’autore consegna ai posteri la sua autobiografia“.
Al termine dell’incontro, visita guidata del percorso espositivo a cura di Susanne Neumann, Lucia Pesapane e Antonio Rocca, dialogo tra le sculture monumentali del Parco dei Mostri con alcune opere di Niki de Saint Phalle, Paolo Portoghesi e Daniel Spoerri.
In Arte Vicino è promosso e organizzato dal Sacro Bosco di Bomarzo, che fa parte della rete Grandi Giardini Italiani, in collaborazione con i maggiori parchi d’arte contemporanea dell’Italia centrale: il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle (Capalbio, Grosseto), il Giardino delle Meraviglie di Paolo Portoghesi (Calcata, Viterbo), Hic terminus haeret di Daniel Spoerri (Seggiano, Grosseto) e la Scarzuola di Tomaso Buzzi (Montegabbione, Terni).