La politica comunista sulle tasse non conosce vergogna. Un vero e proprio “pizzo turistico”. Per una notte in un hotel a cinque stelle il contributo passa da 7 a 10 euro. Proteste da Federalberghi
ROMA – Il Campidoglio alza la tassa di soggiorno ed è tutti contro tutti. Il Comune punta il dito verso il governo e non mancano malumori in giunta, Federalberghi e Assohotel alzano la voce anche nei confronti di Roma Capitale e della Regione Lazio.
L’obiettivo dell’aumento in vigore dal primo ottobre ovviamente è fare cassa: 50 milioni di
euro in più nel 2025, quando con il Giubileo si raggiungerà il picco massimo, circa 35 negli altri anni.
A sborsare saranno i turisti: 10 euro al giorno se dormono in un hotel a 5 stelle (ora la tassa è di 7 euro), mentre per quelli a una stella si passa da 3 a 4 euro. Se invece prenotano in una struttura extra alberghiera come un b&b , dovranno versare 6 euro al dì invece degli attuali 3,50.
L’adeguamento del contributo di soggiorno firmato dall’assessora al Bilancio Silvia Scozzese era fermo ai valori del 2014, ma l’intervento, spiegano dal Campidoglio, sarà nuovamente rimodulato se come chiede il sindaco Gualtieri «il governo renderà obbligatorio il
tracciamento degli annunci sulle piattaforme nel settore extra-alberghiero che determinerebbe l’emersione del sommerso e l’aumento delle entrate».
Per il presidente di Federalberghi Giuseppe Roscioli, con gli aumenti «si colpisce chi ha sempre
pagato invece di recuperare 100 milioni di euro dagli abusivi».
Ma per il presidente di Federalberghi Giuseppe Roscioli è proprio «a livello di immagine che si fa il danno peggiore. Siamo contrari all’aumento della tassa di soggiorno perché rimaniamo la Capitale più costosa e con minori servizi, dalla raccolta rifiuti ai taxi arrivando ai mezzi pubblici».
Per Roscioli, preoccupato per la perdita di appeal degli alberghi, «invece di affossare chi ha sempre pagato bisogna che i controlli sugli abusivi aumentino drasticamente: parliamo di 100 milioni non pagati da chi affitta senza le autorizzazioni necessarie».
Duro anche Francesco Gatti di Assohotel che rilancia l’idea del contributo a percentuale.