ROMA – I giudici di secondo grado confermano l’impianto accusatorio della Procura di Roma per l’assalto alla Cgil avvenuto a Roma nell’ottobre del 2021.
La Prima sezione convalida le 11 condanne per gli indagati che avevano optato in primo grado per il rito abbreviato. Ribadito, nella quasi totalità delle posizioni, il quantum delle pene inflitte dal gup. In particolare la condanna a sei anni di reclusione per Fabio Corradetti, figlio della compagna di Giuliano Castellino, leader romano di Forza Nuova, e per Massimiliano Ursino, leader palermitano del movimento di estrema destra.
Per Claudio Toia, appartenente al gruppo ultras juventino ‘Antichi valori’, la condanna è scesa da sette anni a 5 anni e quattro mesi. Agli imputati erano contestati i reati di devastazione e resistenza. I giudici hanno riunito i tre processi già svolti davanti al Giudice per le udienze preliminari tra il luglio del 2022 e il gennaio scorso. Dodici mesi fa erano state emesse le prime sei condanne tra cui quella a Corradetti.
Secondo quanto ricostruito Castellino faceva parte di un gruppo composto da circa 50 persone «che aveva avuto un ruolo decisivo nel creare criticità per l’ordine e la sicurezza pubblica» e per «produrre violenti scontri, in particolare tra coloro che avevano forzato gli sbarramenti a Piazzale Flaminio», come scrissero i giudici del tribunale collegiale nel provvedimento con cui ribadirono il carcere per il ventenne.
Nel frattempo prosegue in tribunale il processo ordinario che vede sul banco degli imputati lo stesso Castellino oltre a Roberto Fiore e l’ex Nar Luigi Aronica. Secondo l’impianto accusatorio nel blitz di Corso d’Italia fu Fiore ad avere il ruolo di leader.
Nelle motivazioni con cui il gip respinse una istanza di scarcerazione avanzata dalle difese si affermava che il fondatore di Fn «non si espone nei comizi, non collabora alla devastazione dei locali del sindacato, ma organizza la manifestazione, dirige i cortei, ne stabilisce i percorsi, tratta e parla con le forze dell’ordine e decide finanche quando l’azione criminosa deve cessare». Agli atti dell’indagine anche una serie di testimonianze tra cui quella di alcuni operatori di polizia a cui Castellino si rivolge affermando: «Portateci da Landini o lo andiamo a prendere noi». Lo stesso segretario generale del sindacato è stato sentito come testimone nel processo e ha descritto l’assalto «come un atto contro lavoratori che hanno deciso di organizzarsi in organizzazione. Una devastazione inaccettabile».
L’impianto accusatorio della procura di Roma ha retto e ha portato alla conferma di 9 condanne e a condanne con pene ridotte per due imputati, Claudio Toia e Mirko Passerini (accusato di aver rotto il vetro di una porta), entrambi condannati alla pena di 5 anni e 4 mesi.
Toia, appartenente al gruppo ultras juventino ‘Antichi valori’ e considerato dagli inquirenti vicino al movimento di estrema destra Forza Nuova, era stato condannato a 7 anni e 2 mesi in primo grado, mentre Passerini a 5 anni e 6 mesi. L’inchiesta della procura di Roma era stata coordinata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dalla pm Gianfederica Dito. I reati contestati, a vario titolo, erano quelli di devastazione e resistenza.