Con Giuseppe Pignatone formano una coppia inedita dopo gli scontri su “Mafia Capitale” e il caso Orlandi
ROMA – Una pena esemplare. Il massimo della pena. Una condanna da scontare in carcere per il Cardinale dei Cardinali Angelo Becciu.
A chiederla non un pubblico ministero qualsiasi. Non un procuratore di lungo corso ma l’avvocato Alessandro Diddi. Legale che ha difeso corruttori e corrotti di prima livello. Diddi ha difeso uomini di partito della fu Margherita ma anche il “Supremo” Manlio Cerroni. Antonio Baldassarre coinvolto nello scandalo Alitalia. Il famoso Giampaolo Tarantini, quello che portò le famose 30 escort alle feste di Berlusconi e che vide finire in carcere anche Lavitola.
A Viterbo è ricordato per la difesa di Giuseppe Aloisio ex direttore generale della Asl finito al centro di una gigantesca inchiesta per corruzione poi finita in prescrizione; ma ne ha difesi di più famosi (con pochi risultati) tipo Salvatore Buzzi del famoso scandalo del “Mondo di Mezzo” dove l’inquisitore, in quel caso, era il suo attuale capo e cioè Giuseppe Pignatone che affibbiò all’inchiesta il titolo di “Mafia Capitale” poi sonoramente smentita dai processi. Corruzione tanta di mafia neanche la traccia.
Una bella coppia non c’è che dire. Adesso, dopo aver trovato inspiegabilmente spazio dentro il Tribunale Vaticano è diventato una sorta di Javert del film “I Miserabili”.
Alessandro Diddi per il cardinale Angelo Becciu, imputato, nel processo Vaticano sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato e sullo scandalo finanziario legato alla compravendita del Palazzo londinese ha chiesto l’esemplare condanna a 7 anni e 3 mesi di reclusione. Il Promotore di giustizia, nei confronti del porporato, tra i dieci imputati nel processo davanti al Tribunale vaticano per peculato e abuso d’ufficio, ha chiesto inoltre di confiscare una somma, per il danno che avrebbe arrecato, pari a 14 milioni di euro.
Prima di formalizzare le richieste di condanna per i dieci imputati, il pm Diddi ha sottolineato che nonostante siano stati “commessi molti reati contro il patrimonio, qui nessuno ha avanzato offerte di risarcimento del danno. E non parliamo di persone disagiate”. Nel dettaglio, per il cardinale Becciu, così come per Renè Brullhart, ex Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Autorità di Informazione Finanziaria della Città del Vaticano, e per la manager sarda Cecilia Marogna, il Promotore di giustizia ha chiesto al Tribunale di applicare una multa di 10.329 euro.
“La strategia del cardinale Angelo Becciu è che bisogna interferire con le indagini, non interagire con i magistrati. Questo è stato il suo modus operandi, sempre, da subito fino ad oggi”, ha detto il Promotore di giustizia vaticano in uno dei passi della requisitoria, nella penultima giornata dedicata all’accusa nel processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato.
“Da parte di Becciu – ha continuato – c’è stata pervicacia nell’utilizzare anche la leva mediatica come una specie di clava per delegittimare la figura e l’operato del promotore di giustizia. I magistrati restano il principale obiettivo della strategia difensiva del card. Becciu“. Leggendo il contento di alcune chat di Becciu con i familiari, il promotore di giustizia ha aggiunto: “Sono amareggiato per il livello a cui il cardinale ha potuto abbassare questo processo, senza il minimo gesto leale nei nostri confronti”.
Tempestiva la replica dei legali del cardinale Angelo Becciu alle dichiarazioni di Diddi: “Le richieste del Promotore di giustizia non tengono conto degli esiti del processo, che ha dimostrato l’assoluta innocenza del Cardinale per l’operazione relativa al Palazzo di Londra e per ogni altra accusa”, dichiarano gli avvocati Maria Concetta Marzo e Fabio Viglione, difensori del porporato.
“Sulla base di teoremi clamorosamente smentiti in dibattimento, il Promotore di Giustizia ha continuato a sostenere una tesi sganciata dalle prove e ne prendiamo atto. Quanto alle richieste del Promotore, neanche un giorno sarebbe una pena giusta. Solo il riconoscimento dell’assoluta innocenza e l’assoluzione piena rispecchiano quanto accertato in modo chiarissimo. Il Cardinale è stato sempre un fedele servitore della Chiesa ed ha sofferto in silenzio, difendendosi nel processo e partecipando attivamente alle udienze. Sottoponendosi per diverse giornate ad estenuanti interrogatori ha chiarito ogni equivoco, dimostrando assoluta buona fede e correttezza”, concludono i legali.
In aula per i 10 imputati sono state richieste dai magistrati pene complessive per un totale di 73 anni e un mese di reclusione, più pene interdittive e pecuniarie di vario tipo.
Detto questo per dovere di cronaca chissà se al posto di Becciu ci fossero stati Buzzi e gli altri suoi ex assistiti quanti secoli di condanna avrebbe chiesto.