Pietro da anni si batte per conoscere la verità sulla scomparsa della sorella. Un giallo che ormai dura da quarant’anni
VITERBO – Caso Emanuela Orlandi, se ne è parlato ad Ombre Festival con Laura Sgrò, avvocato della famiglia e Pietro Orlandi, che non ha bisogno di presentazioni.
“Cercando Emanuela” il titolo del libro scritto dalla Sgrò che analizza il ruolo del Vaticano nella vicenda che da quarant’anni scuote Procure e tribunali ecclesiastici.
Il Vaticano dopo tutti questi anni decide di aprire un’indagine interna, esattamente il 9 gennaio 2023. Così come il Parlamento sta per costituire una commissione d’inchiesta.
L’entusiasmo di Pietro Orlandi dura però poco: “Ad aprile, dopo diverse sollecitazioni da parte mia, sono stato convocato dal promotore di giustizia del Vaticano, Alessandro Diddi, chiedevo di poter mettere a verbale dei messaggi whatsapp di persone vicine a Papa Francesco, che con telefoni riservati parlavano di Emanuela. Sono stato lì otto ore con il mio bel memoriale. Diddi lo ha letto tutto davanti a me. Ma ad oggi le persone coinvolte in quei messaggi non sono ancora state ascoltate“.
Oltre a questo c’è un altro colpo per la famiglia Orlandi.
“Ho capito che cercavano di portare la verità fuori dai loro ambienti e per farlo hanno provato a scaricare le colpe sulla famiglia, così il capo della procura Lo Voi e il magistrato che segue l’inchiesta riaprono la pista delle avances di mio zio, sia nei confronti di un’altra mia sorella che presumibilmente su Emanuela. Su di lui era già stato indagato trent’anni fa perché era una persona molto presente nella mia famiglia e seguiva le nostre cose, ma tutto era stato archiviato perché non è mai accaduto nulla e tra l’altro quando è scomparsa Emanuela lui non si trovava neanche a Roma. Poi accendo la televisione e mi trovo “sparata” da Mentana la notizia, come se fosse uno scoop dell’ultima ora. Ridicoli. Mi fa specie che il capo della procura di Roma Lo Voi non abbia neanche letto i documenti passati perché si sarebbe reso conto che quella pista era già stata battuta e archiviata“.
E sui rapporti tra Vaticano e procura di Roma Orlandi scaglia un macigno:
“Il vaticano controlla la procura. L’ex procuratore Pignatone appena insediato ha cacciato il magistrato che seguiva l’inchiesta di mia sorella, ha archiviato tutto e finito il suo mandato Pignatone è stato promosso da Papa Francesco presidente del tribunale vaticano. Di cosa parliamo?”
A portare un po’ di speranza a questa famiglia che lotta da quasi mezzo secolo c’è la commissione d’inchiesta parlamentare.
“La commissione può fare quello che non possono le procure: indagare sui reati prescritti. Sono quaranta persone al lavoro che possono aprire archivi sepolti e strade inesplorate. Quindi ben venga la commissione che vada a scavare in 40 anni della storia del nostro Paese perché la storia di Emanuela ha lambito tutta una serie di storie non chiarite: il crack del banco Ambrosiano, la banda della Magliana ed anche l’attentato a Giovanni Paolo II. Allora che si diano delle risposte che prima di tutto le merita questa famiglia, ma anche ogni cittadino onesto di questo Paese”. ha concluso l’avvocato Sgrò con Pietro che vuole sottolineare una cosa:
“Ora il Vaticano ha paura, proprio Diddi l’ha definita un’intromissione perniciosa. Per quarant’anni non hanno fatto niente ed ora vanno a sindacare sull’attività del parlamento“.
Uno degli appuntamenti più attesi di Ombre Festival, che anche ieri sera a riempito ogni angolo della piazza. In tantissimi ad abbracciare Pietro, entrato nelle famiglie e nei cuori di tutti gli italiani che lo hanno visto crescere come se fosse un loro figlio. Il fratello che ogni sorella vorrebbe accanto. Strette di mano, foto e commenti a cui lui non si è sottratto: “Siete la mia forza, se vado avanti è grazie al coraggio che mi date quotidianamente”.
Benedetta Ferrari