Il piano del ministero dell’Interno per fare fronte all’ondata di arrivi estivi. Seimila richiedenti asilo assegnati alla Lombardia. Emilia Romagna, Piemonte e Lazio ne avranno quattromila ciascuna. Veneto, Toscana e Campania tremila
VITERBO – Pronta una vera e propria invasione “nera”. Il continuo lavoro delle Ong e gli sbarchi di questi ultimi mesi hanno portato in Italia 100mila immigrati clandestini.
Le città italiane ormai sono state ripopolate oltre misura e lo si vede anche ad occhio nudo ma il NO dei paesi membri dell’Unione Europea ad accogliere gli immigrati e la folle politica dei Governi Conte e Draghi impone all’attuale Governo di adottare misure di accoglienza estreme.
Autobus noleggiati dal ministero dell’Interno portano mille persone a settimana in più zone d’Italia. Vengono fatti scendere davanti alle questure indicate nel “piano d’accoglienza” in attesa di un ulteriore trasferimento. Trasferimenti che il più delle volte finisce con i migranti stravolti e spaesati lasciati anche in piena notte sulle panchine della piazza di piccoli centri.
Disfunzioni che possono capitare se, come sta avvenendo in questa estate di sbarchi ormai vicini a quota 100.000, c’è da redistribuire 50.000 richiedenti asilo in due mesi e mezzo su tutto il territorio nazionale, comprese naturalmente le quattro Regioni di sinistra che non hanno accettato il commissariamento da parte del prefetto Valerio Valenti a cui il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha affidato la gestione dell’emergenza immigrazione.
È questo, 50.000, il numero indicato nel piano di riparto dall’1 luglio al 15 settembre che il Viminale ha inviato alle prefetture italiane per trovare in tempo utile i posti in un sistema di accoglienza giù saturo, tornato a numeri ( 130.000) che in Italia non ci contavano dal 2018: 6.000 in Lombardia, 4.000 in Emilia Romagna, Piemonte e Lazio, 3.000 in Veneto, Toscana e Campania fino agli 877 della piccola Basilicata. Senza contare l’enorme problema della sistemazione, in centri dedicati, dei 9.500 minori sbarcati nel 2023, molti dei quali non accompagnati.
Quote, elaborate secondo i criteri dell’estensione territoriale e della popolazione e contestati da più di un governatore, sottoposte ai Consigli territoriali dell’immigrazione presieduti dai prefetti e allargati ai sindaci, nel disperato tentativo di trovare strutture di qualsiasi genere in cui ospitare i migranti e associazioni disponibili a rispondere ai bandi che vanno regolarmente deserti.
Il Veneto, sicuramente, è una delle Regioni italiane che, a fronte di un alto numero di migranti in arrivo, mostra il disequilibrio del sistema di accoglienza: degli 8.131 ospitati (1.400 in più solo a luglio) ben 7.383 sono nei Cas e solo 748 nelle piccole strutture del sistema integrato. Sotto pressione anche la Lombardia che a luglio ha visto lievitare di quasi 2.500 persone il numero degli ospiti dei Cas ( 13.000 a fronte di soli 3.000 nei Sai), l’Emilia Romagna che si sta avvicinando a quota 13.000 persone in accoglienza, Lazio, Piemonte, Campania, Toscana e Veneto, tutte con un numero di ospiti tra 8.000 e 12.000. Sicilia ( oltre 10.000 le persone in accoglienza), Calabria e Puglia, alle corde con gli hotspot in perenne overbooking, si confermano anche come le Regioni con il più alto numero di migranti in accoglienza diffusa.
Nel Lazio occorre trovare posto per il momento a quattromila nuovi richiedenti asilo. La Prefettura di Viterbo al momento si dovrà occupare della sistemazione di “sole” 500 persone.
Viterbo, Tarquinia, Montefiascone, Vetralla e Civita Castellana saranno quelle con il compito di trovare spazio al numero più alto di persone.
Sindaci al lavoro per trovare edifici non utilizzati come scuole, vecchi ospedali, caserme e alberghi disposti ad avere “nuovi” clienti. Paga lo Stato ovviamente. La provincia di Viterbo è già satura ma si va avanti. Il problema sociale è evidente ma viene sottovalutato e forse è arrivato davvero il momento di fermare questa ondata di sbarchi perché siamo difronte ad una vera e propria invasione. Basti pensare che se il Governo dovesse decidere di rimpatriare tutti gli irregolari che non stanno scappando dalle guerre non basterebbe un secolo.