Con estremo coraggio ancora dà lezioni su come affrontare il futuro invece di nascondersi dalla vergogna per aver fallito prima con Eataly e poi con FICO
VITERBO – Oscar Farinetti torna nella Città dei Papi per raccontare la sua nuova fatica letteraria: “10 mosse per affrontare il futuro“.
Sarà interessante ascoltarlo soprattutto per coloro che non se la passano bene ed hanno avuto una vita costellata di fallimenti come quella del “compagno Oscar“.
Il primo disastro economico lo ha compiuto con la catena Eataly sparsa un po’ in tutto il mondo. Lo scorso anno ha venduto le quote maggioritarie di Eataly.
La società ha un nuovo azionista, il fondo Investindustrial di Andrea Bonomi, al 52%, mentre i soci attuali (Farinetti compreso) sono al 48%.
Perché Farinetti ha deciso di vendere l’intera catena e il brand Eataly?
Per un semplice motivo: Eataly perdeva un botto di soldi. Con un fatturato di 464 milioni si è ritrovata con un debito di 200 milioni, di cui 105 fatti con la Sace, società che fa capo al ministero dell’Economia. Questi numeri spiegano la vendita da parte di Farinetti.
Parliamo però dello scorso anno e quindi per Eataly il capitolo sembra chiuso ma vediamo invece come sono andati i brillanti suggerimenti sul futuro dispensati da Farinetti sempre nel food con FICO di Bologna.
Anche FICO ha chiuso. Dopo anni di perdite, e senza un vero progetto degno di questo nome, la presunta Disneyland del cibo, alle porte di Bologna, ha alzato bandiera bianca. Un flop annunciato, da molto tempo.
FICO chiude con tre protagonisti sul fallimento: innanzitutto Oscar Farinetti, presunto imprenditore visionario che intanto continua a dispensare lezioni con i suoi libri; le amministrazioni locali sul territorio, dal comune alla regione, che hanno bruciato soldi e suoli senza avere alcuna garanzia; il mondo COOP, grande sostenitore del progetto finito a rotoli.
Da quando ha aperto, FICO non ha fatto altro che accumulare perdite. Decine di milioni di euro. L’ultima mossa di Farinetti, che ha sempre pensato di avere in tasca la bacchetta magica, è stata quella di prendere in mano il luna park bolognese e affidarlo a uno dei suoi tre figli, Andrea, come presidente, e ad Piero Bagnasco, suo manager di fiducia, come amministratore delegato. Un altro disastro che si è andato sommando ai precedenti.
Il flop di FICO coinvolge in prima persona Oscar Farinetti, che pure si è sempre vantato di avere una grande competenza in questo settore e le cooperative, in particolare Coop Alleanza.
Per il momento, a pagare il conto di questa operazione megalomane, sulla quale poi bisognerebbe fare i conti dell’investimento pubblico, i soldi pagati dai cittadini, sono i lavoratori. Già 90 contratti a termine per dipendenti di FICO sono saltati. E una domanda circola a Bologna: ma Farinetti non era l’imprenditore moderno e aperto ai lavoratori, che definiva «bastardi» gli imprenditori che non stabilizzano i precari?
Forse ha cambiato idea dopo l’esperienza di FICO. La sua venuta a Viterbo sarà la ghiotta occasione per rivolgergli delle domande sull’argomento. Il titolo esatto del libro di Farinetti avrebbe dovuto essere: “10mosse per affrontare una fuga dal fallimento”.