Campagna olivicola iniziata da circa 10 giorni in Maremma. In provincia di Grosseto, se pur a macchia di leopardo, porterà a frangere tra il 10% ed il 15% in più di olive rispetto alla passata stagione in controtendenza con lo scenario regionale dove si prevede invece una contrazione del 20% a causa delle piogge di maggio che hanno bloccato l’impollinazione.
A parte la Maremma, a sorridere è parte della costa livornese. nel resto della regioni le previsioni sono sconfortanti: in alcune zone si parla di un 90% in meno di produzione. Un dramma.
A dirlo è Coldiretti Grosseto quando la campagna olivicola sta entrando nel suo clou e che vedrà impegnate, in Maremma, due terzi delle novemila aziende agricole attive a livello regionale. La provincia di Grosseto è una delle principali a vocazione olivicola con circa 20 mila ettari di oliveti in produzione, in crescita anche grazie al recupero di piante abbandonate o a nuovi impianti. Altalenante la produzione di olio con una media, negli ultimi quattro anni, di circa 20 mila quintali diretti, in gran parte, verso il percorso della certificazione Toscano Igp e verso i mercati stranieri in particolare Stati Uniti.
I dati Ismea ripresi da Coldiretti raccontano di 72 frantoi attivi in Maremma con 3.500 tonnellate di olio prodotto nel 2022, con 26mila tonnellate di olive frante. Quest’anno sia la quantità, che soprattutto la qualità del prodotto dovrebbe essere ancora superiore. Da decidere anche il prezzo di vendita. “Ma non è stata un’annata facile nemmeno per l’olivicoltura della nostra Maremma. C’è una grande variabilità da area ad area ma nel complesso, per la nostra provincia, sarà una campagna in ripresa”. Inizia così Simone Castelli, presidente Coldiretti Grosseto.
“Il caldo torrido e lo stress idrico, alcune grandinate ad agosto e le tante anomalie climatiche di questa complicata stagione hanno messo a dura prova le piante e gli olivicoltori – ha aggiunto – Ci sarà molta qualità a fronte di rese inferiori e prevedibili. Tutto questo in un quadro di grandissima flessibilità produttiva da parte dei principali competitor come Spagna, Tunisia e Grecia dove la riduzione è molto più marcata e destinata quindi ad avere ripercussioni sui prezzi su larga scala”.
“L’attuale produzione di olio extravergine di qualità non riesce a soddisfare una domanda crescente anche in ragione della ricerca, da parte dei consumatori, di uno stile di vita alimentare orientato sempre di più verso prodotti e cibi più salutari e naturali che si identificano con la Dieta Mediterranea – aggiunge Castelli – Nel futuro vedo una crescita del settore che, con l’aiuto della tecnologia e di nuovi investimenti sulle infrastrutture irrigue, potrà vincere la sfida all’adattamento al clima e aumentare la sua produttività. Ci sono buone prospettive”.