VITERBO – Si è tenuto questa mattina un consiglio comunale sull’emergenza cinghiali e tra scarica barili, cause della presenza e consigli impraticabili dove ognuno ha detto la sua, il problema rimane. Secondo Lipu Viterbo: “La specie è platealmente sfuggita di mano, in maniera approssimativa, dilettantistica, per incompetenza se non addirittura per dolo, ossia volutamente, per il grande piacere delle squadre di caccia al Cinghiale.
Tenete conto che in questo frangente, i danni all’agricoltura sono stati sempre considerati “da fauna selvatica” e quindi rimborsati dalla Regione, ossia dalla comunità, perciò da noi tutti.
Nel frattempo, quali provvedimenti sono stati presi per mettere un argine alla problematica? Le amministrazioni, tutte, non hanno fatto altro che dare sempre più libertà di azione a quella componente venatoria che non solo si era resa responsabile d’aver creato questa emergenza ma che non aveva alcuna intenzione di limitarla sia per interesse che per incompetenza.
Rimane ancora molto diffusa la pratica della “pasturazione”, ossia, dell’alimentazione artificiale per favorire la prolificità, altro che riduzione della popolazione.
Ora, l’interesse si capisce bene quale sia, avere un sovrannumero di animali per fare un ottimo bottino nelle battute di caccia.
Riguardo l’incompetenza, la può spiegare bene, chi conosce la socialità e l’ecologia della specie.
Ci limitiamo a dire che nelle “braccate”, avviene una sorta di rastrellamento a tappeto nel bosco, assolutamente non selettivo, dove tutte le specie che si trovano nell’area subiscono lo scaccio verso le postazioni. Neanche l’abbattimento dei Cinghiali avviene in maniera selettiva e sappiamo bene questo cosa comporta.
Il Cinghiale è un animale sociale e come tale è strutturato in maniera gerarchica. In ciascun branco, l’unica femmina fertile è la matriarca che inibisce l’estro delle altre femmine. Se viene abbattuta la matriarca, tutte le altre femmine vanno in calore e si moltiplicano in altrettanti gruppi.
Questo è principalmente, il motivo per cui l’approccio seguito finora non ha funzionato nel contenimento della popolazione e sarebbe ora che le amministrazioni competenti, al di là delle colpe storiche che anch’esse hanno nell’anomalia artificialmente causata, cambiassero registro.
Chiediamo un approccio scientifico alla problematica, la creazione di un tavolo tecnico composto da esperti, etologi, faunisti, possibilmente non collusi col mondo venatorio, escludendo per esempio, quelli che lavorano a stretto contatto con le ATC.
Chiediamo che vengano favoriti gli agricoltori per attuare forme di protezione delle coltivazioni.
Chiediamo un approccio a largo spettro direttamente sulla specie favorendo interventi non cruenti che possano prevedere catture, delocalizzazioni, sterilizzazioni. Strumenti già messi in atto con profitto in altri paesi, che darebbero risultati ben superiori rispetto a quella pratica venatoria che finora ha solo peggiorato la situazione“.