VITERBO – “Non sono bastati anni di battaglie, di sensibilizzazioni, di proteste dei cittadini e l’esito chiaro di un Referendum”. A dichiararlo la consigliera comunale Luisa Ciambella dopo la notizia di questi giorni della decisione ratificata dall’assemblea dei soci di Talete (ovvero i comuni della Tuscia) di procedere alla cessione del 40% delle quote della società che gestisce il servizio idrico nella provincia ai privati.
“Nella provincia di Viterbo si sceglie deliberatamente di calpestare il diritto dei cittadini a considerare l’acqua un Bene Pubblico. È ormai . Sincerandosi dietro lo spettro “di portare i libri in tribunale di Talete”, gli attori protagonisti di questo inesorabile declino, hanno dato “il via libera” alle procedure per la cessione del 40% di quote ai privati.
Siamo di fronte all’atto più grave che si possa tentare alla democrazia e ai diritti del cittadino. Scompare il diritto dei cittadini all’acqua pubblica. E per questa scelta sappiamo bene a chi dobbiamo rivolgerci: a quella politica che negli ultimi dieci anni ha amministrato e rappresentato la Regione, ha costruito la maggioranza in Provincia, si è insinuata nella gestione di Talete (e purtroppo non solo) e ha messo radici in molti Comuni della Tuscia. Tutto senza mai tenere conto delle esigenze dei cittadini, dei diritti e della tutela del bene comune.
L’ultima assemblea dei soci di Talete ha rappresentato chiaramente il risultato di questa gestione: elencando difficoltà economiche, mancanza di investimenti, disagi per i cittadini, precarietà della rete e del servizio, organizzazione societaria discutibile. Invece di avere il coraggio di assumersi le proprie responsabilità, di dire “scusate”, di farsi da parte, i protagonisti di questo “mistero buffo” hanno ancora una volta svicolato il problema e messo i comuni nella condizione di scegliere la via della cessione delle quote, in barba alla democrazia e al rispetto delle comunità che amministrano. In tanti anni, per lo più da sola contro quel sistema politico che doveva negare e nascondere l’evidenza, sostenuta dai cittadini che credono nei diritti e dal movimento Per il Bene Comune, ho portato avanti una battaglia imponente.
Cosa succederà ora? Intanto c’è il rammarico di aver letto la certificazione delle nostre paure: le segnalazioni sulla precarietà del servizio, sulla discutibile gestione societaria, sui disservizi, sulle bollette che aumentavano spropositatamente, sul baratro economico di Talete che si stava avvicinando.
È sinceramente un rammarico constatare che la politica è rimasta sorda e ha continuato a inseguire altre prerogative rispetto alla difesa del bene comune. Confido che i nuovi protagonisti della politica regionale possano in qualche modo tracciare un percorso risolutivo per la vita del servizio idrico e che, soprattutto, sia meno gravoso per i cittadini”.