TARQUINIA – A seguito di una segnalazione sulla presenza di persone sospette in una zona campestre ubicata alla periferia di Tarquinia, personale della Polizia prontamente interveniva sul posto. Non trovando sul luogo i soggetti indicati, che nel frattempo si erano repentinamente allontanati approfittando dell’oscurità della sera, gli operatori setacciavano accuratamente l’area rinvenendo uno zaino all’interno di un cespuglio tra i rovi del bosco.
All’interno della borsa, oltre ad attrezzi idonei allo scavo, veniva rilevata la presenza di un metal detector unitamente a 4 frammenti di marmo bianco ed un lingotto in metallo, verosimilmente di bronzo.
Il materiale è stato recuperato e, a seguito degli approfondimenti effettuati dai tecnici della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale, è emerso che le parti di marmo fossero reperti originali appartenenti al gruppo marmoreo statuario noto come “Gruppo del Mitra”, risalente al II Secolo d.C., attualmente esposto in una sala dedicata del Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia.
L’oggetto in bronzo è stato invece classificato come reperto genuino di epoca Romana, rappresentante un “doppio lingotto del peso equivalente di un aes signatum (bronzo contrassegnato)”. Le parti rinvenute, pur non completando l’importante opera del “MITRA”, aggiungono dei pezzi significativi alla statua in marmo, come parte del pugnale, un ginocchio del toro e una pezzo del basamento.
Tutti i reperti rinvenuti verranno consegnati nei prossimi giorni in giudiziale custodia, su disposizione della procura della repubblica di Civitavecchia, al Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia del Ministero della Cultura. L’attività della Polizia di Stato proseguirà anche in futuro nella zona di Tarquinia, da sempre caratterizzata dal fenomeno dei cosiddetti “tombaroli”, trafugatori clandestini di materiale di origine etrusca.