Clamoroso colpo di scena (non per le difese) in udienza nella 4 sezione della Corte d’Appello di Roma dove si discuteva il ricorso contro il decreto di confisca patrimoniale e misura di prevenzione personale nella vicenda Dirty Glass emessi dal tribunale delle misure di prevenzioni di Roma presieduta dalla dottoressa Maria Antonietta Ciriaco
ROMA – La prima udienza in Corte d’Appello a Roma sul caso Iannotta è iniziata subito con un colpo di scena. Il relatore del processo, Aldo Morgigni, si era “dimenticato” di essere incompatibile.
Nel giudizio d’Appello proposto contro il decreto di prevenzione (confisca e misura personale della sorveglianza speciale) la difesa di Luciano Iannotta ha trovato difronte a se il dottor Aldo Morgigni, giudice noto nella provincia di Latina nella giurisdizione penale dove ha ricoperto il ruolo di presidente del 3° Collegio nel processo noto, per la gogna politico-giudiziaria, come Dirty Glass, il noto imprenditore di Sonnino era l’imputato più rilevate.
Iniziate le formalità procedurali dell’udienza, l’avvocato Mario Antinucci che difende Iannotta, ha rivolto un garbato invito al collegio a prendere atto che uno dei giudici seduti, peraltro indicato quale relatore del caso dell’imprenditore di Sonnino, era attinto da concreti “dubbi” di incompatibilità con la funzione giudicante. Motivati in ragione di specifici atti da lui (Morgigni) compiuti nel corso del giudizio penale cosiddetto Dirty Glass dinanzi al tribunale di Latina dove aveva avuto il ruolo apicale di presidente del collegio giudicante.
Il presidente Flavio Monteleone, d’intesa con il giudice a latere Francesco Neri, ha immediatamente disposto l’acquisizione della copia dei provvedimenti decisionali assunti dal dottor Morgigni sia sulla libertà personale dello Iannotta sia con riferimento al sequestro di prevenzione della Italy Glass Spa in liquidazione (da cui il nome dell’inchiesta della “famigerata” Dirty Glass) acquisito il parere favorevole del procuratore generale che rappresenta la pubblica accusa si è ritirato in camera di consiglio per assumere i provvedimenti più opportuni ed idonei per proseguire l’udienza.
A scioglimento della riserva il collegio ha formalizzato la dichiarazione di astensione ai sensi dell’art. 36 del codice di procedura penale del dottor Aldo Morgigni e disposto la trasmissione di tutti gli atti del giudizio di prevenzione al presidente della Corte d’Appello di Roma.
Atto necessario per provvedere in merito alla questione di incompatibilità reale in applicazione della legge che tutela il diritto alla terzietà e imparzialità del giudice penale.
L’accaduto è di grande rilievo ed impatto mediatico in quanto lo stesso dottor Morgigni ha ricoperto il ruolo di presidente del collegio del Tribunale di Latina che ha disposto i giudizi a carico di Luciano Iannotta e degli altri coimputati. Il giudice lo sapeva e poteva evitare questo rinvio che non fa altro che danneggiare ulteriormente Iannotta e i suoi familiari che si ritrovano con tutti i beni e soldi confiscati.
C’era grande attesa per questa udienza. Parliamo di fatti giudiziali di grande impatto sociale e di rilevanza mediatica sia nella provincia di Latina e, ormai, a livello nazionale.
Già perché alcune trasmissioni televisive si stanno interessando ad un caso senza precedenti nella storia della giustizia italiana. Luciano Iannotta si è visto sottrarre tutto ciò che si era guadagnato con il lavoro suo e dei suoi genitori. Non solo. L’imprenditore di Sonnino, dopo aver vinto in tutti e tre i gradi di giudizio (primo grado, Appello e Cassazione) contro il Tribunale di Latina ha intentato una maxi causa civile risarcitoria multimilionaria. Trattato da colpevole (invece che presunto) in qualsiasi udienza abbia partecipato.
In attesa che la Corte d’Appello si pronunci sui presupposti della dichiarazione di astensione fatta oggi dal dottor Morgigni, la vicenda è connotata da un importante respiro internazionale sotto il profilo della palese violazione del più importante principio di giustizia penale affermato nella giurisprudenza della Cedu (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo), che ha più volte condannato lo Stato italiano per le gravi violazioni delle regole fondamentali del giusto processo europeo.
Per Iannotta non sembra valere la regola dell’innocenza presunta fino al terzo grado di giudizio. E’ colpevole a prescindere.
L’avvocato Mario Antinucci, in difesa di Luciano Iannotta, ha infatti rappresentato che le regole del giusto processo europeo, sono pienamente applicabili nel giudizio di prevenzione personale e patrimoniale.
Da ultimo l’argomento in questione è oggetto delle aspre critiche da parte della Corte Europea dei Diritti che ha chiesto precisi chiarimenti in merito alla frequente casistica di confische di prevenzione patrimoniale e misure di prevenzione antimafia disposte nei confronti di cittadini italiani ed europei in assenza di una condanna definitiva nel rispetto del principio di presunzione di non colpevolezza disciplinata a garanzia degli imputati.
Udienza rinviata al 6 febbraio del prossimo anno con la probabile formazione di un collegio composto da un nuovo relatore e con la consapevolezza che da Latina a Roma l’aria di giustizia è profondamente cambiata.
Oltre alla difesa di Luciano Iannotta erano presenti l’avvocato Cristina De Angelis per Filippo Iannotta (presente); l’avvocato Lorenzo Litterio per Setina Costruzioni Srl; l’avvocato Francesco Vasaturo per Timewarp; Stefano Perotti per Lorenzo Feudo e la Oscar Immobiliare ed infine Fabrizio Mercuri per Giorgio Destro.