La mossa del Governo per allargare i siti potenziali: grazie al ‘decreto legge Energia’ gli Enti Locali – anche quelli non inclusi nella lista delle aree idonee – possono autocandidarsi ad ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti nucleari. Se il proprio territorio non ricade nelle Aree Idonee, l’autocandidatura va accompagnata dalla richiesta di rivalutazione per verificarne la relativa idoneità. Lo stesso iter è previsto per le strutture militari che, per il tramite del Ministero della Difesa, potranno presentare la loro autocandidatura. Il Comune di Trino (VERCELLI), come confermato dal Sindaco Daniele PANE (in foto), sarebbe disposto ad accogliere il deposito unico delle scorie. E la multinazionale americana dell’energia, Westinghouse Electric Company, ha presentato la proposta di un deposito presso l’ex centrale nucleare di Trino Vercellese (LEGGI QUI)
LA LISTA DEI SITI IDONEI – I 51 siti considerati adeguati per la realizzazione del Deposito Nazionale delle scorie nucleari, pronta dal marzo del 2022 e tenuta da allora segreta, è stata ufficialmente resa pubblica. Era un po’ un segreto di Pulcinella, visto che l’Italia è quella che è, e alla fine considerando solo le zone poco sismiche, quelle più spopolate, quelle a minore rischio idrogeologico alla fine restava poco: la Tuscia laziale, il Piemonte di pianura, la Lucania ionica, la Sardegna centrale e alcune aree della Sicilia, in sei Regioni (Basilicata, Puglia, Lazio, Piemonte, Sardegna, Sicilia) e 8 province (Matera, Potenza, Bari, Viterbo, Alessandria, Oristano, Sud Sardegna e Trapani).
LA PROPOSTA DEGLI AMERICANI: UN DEPOSITO DI SCORIE A TRINO – La Westinghouse Electric Company è la stessa società che all’inizio degli anni ’60 fa aveva fornito il reattore alla centrale nucleare “Enrico Fermi” di Trino (Vercelli), poi disattivata nel 1990.
Adesso la multinazionale americana vorrebbe utilizzare il sito di Trino come deposito temporaneo per i rifiuti radioattivi italiani riprocessati all’estero. Di questo si è parlato nella recente audizione che si è svolta alla Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei Deputati, durante la quale sono state avanzate due possibilità per il territorio di Trino. Entrambe sono state proposte dall’azienda statunitense che opera nel campo dell’energia nucleare. La prima ipotesi illustrata a Roma è quella di trasformare l’area radiologica della Fermi in un deposito temporaneo per stoccare 8 «cask»: contenitori, con dentro rifiuti ad oggi situati nei due centri di riprocessamento di La Hague, in Francia, e a Sellafield, nel Regno Unito. Si tratta di materiale radioattivo di proprietà di Sogin partito negli anni scorsi dall’Italia per essere riprocessato all’estero: oggi le scorie sono state vetrificate, e la convenzione sottoscritta all’epoca tra Italia, Francia e Inghilterra prevedeva il loro ritorno sul territorio italiano, nel Deposito Nazionale Unico. Ma il Dnu ad oggi non c’è, e una collocazione a queste scorie – che Francia e Inghilterra non vogliono tenersi più – va data.
Westinghouse, in audizione alla Camera, ha evidenziato la possibilità di ospitare i cask nell’area del sito trinese «assieme ad altri rifiuti ad alta attività, generati durante i lavori di smantellamento della Enrico Fermi». Secondo il gruppo di Trino di Legambiente, che ha sollevato il caso, «gli 8 cask dovrebbero contenere tutti i rifiuti radioattivi ad alta attività: sia quelli nazionali, sia quelli italiani oggi all’estero». Il luogo prescelto dalla società americana sarebbe l’edificio di contenimento della centrale di Trino, da svuotare per fare spazio ai contenitori.
La seconda possibilità annunciata da Westinghouse è di «costruire un nuovo deposito temporaneo dedicato», sempre per accogliere il carico di rifiuti riprocessati in Francia e Regno Unito. «Questa è la proposta che riduce al minimo i rischi generali di progetto, di carico, trasporto e licensing – ha dichiarato la società in audizione – per una soluzione temporanea basata su Trino». Inoltre Westinghouse «garantisce una sicura e veloce implementazione del progetto, grazie alla propria esperienza e conoscenza specifica dell’impianto di Trino, del suo decommissioning e della realizzazione di depositi temporanei di rifiuti radioattivi». Ad oggi sono già presenti nel sito trinese 1.511 metri cubi di scorie radioattive, ospitate in depositi temporanei.