La donna si presentò nel giorno sbagliato alla visita medica fissata a Civitavecchia. L’Istituto: «La riduzione dell’invalidità all’80% basata su dati oggettivi, ma la signora può presentare nuovi certificati». Non può uscire di casa. L’Inps aveva garantito l’immediato intervento
TREVIGNANO – Torna a parlare davanti alle telecamere di “Storie Italiane” su Rai 3, condotta da Eleonora Pagani, la signora Patrizia Pagani dopo che il Corriere della Sera (con Fabrizio Peronaci), ad ottobre, portò alla luce questa storia di dolore e solitudine. Invalida al 100% che vive con soli 313 euro al mese per un errore e che è stata costretta a vendere i mobili di casa per non morire di fame.
L’accorata richiesta era stata lanciata da Trevignano, dove la donna abita in un appartamento al 1° piano dal quale non può uscire, in mancanza di ascensore. L’intero paese è con lei, le ha manifestato solidarietà. L’ente previdenziale, dopo essersi preso qualche giorno per studiare il caso, pur tenendo fermo il principio che le regole vanno rispettate nell’interesse di tutti, aveva mostrato disponibilità nei confronti di Patrizia.
«La struttura Inps territorialmente competente è a disposizione della signora Pagani per valutare l’opportunità di presentare una nuova domanda di aggravamento, che dovrà essere corredata da documentazione sanitaria specialistica, diversa e ulteriore rispetto alla precedente», ha scritto l’Ufficio Relazioni con i Media, in una lettera protocollata.
Al netto del burocratese, il significato è chiaro: con adeguata certificazione medica che attesti un’invalidità del 100% (rispetto all’attuale 80), Patrizia potrà recuperare in tempi rapidi il pieno diritto all’accompagno, per lei come per tanti altri “mutuati” d’Italia indispensabile a tirare avanti.
L’appello all’Inps, aveva toccato il cuore di tanti. La richiesta somigliava a una supplica, rispettosamente rivolta ai vertici della Previdenza sociale nella speranza che si potesse porre rimedio a una svista che l’aveva gettata nella disperazione più cupa.
«Io, Patrizia Pagani, 66 anni, madre di Matteo, morto in un incidente con il parapendio, invalida afflitta da forma grave di depressione, costretta in carrozzina, ho perso l’assegno di accompagno pari a 525 euro per essermi presentata nel giorno sbagliato alla visita medica. Si può rimediare? Non ho parenti che mi aiutino e con la sola pensione d’invalidità di 313 euro mensili è impossibile vivere…»
La ricostruzione della vicenda fatta dai vertici di via Ciro il Grande è meticolosa. «In primo luogo – premette l’Inps – va precisato che non c’è alcun nesso tra il fatto che la signora Pagani non si sia presentata nella data in cui era stata convocata e la riduzione del grado di invalidità: questo giudizio è fondato su una valutazione oggettiva di tipo medico». In dettaglio, ecco i passaggi della vicenda: «Nel 2017, l’interessata, a seguito della presentazione di una domanda di aggravamento, è stata riconosciuta invalida al 100% dalla Asl Roma F, con diritto all’indennità di accompagnamento, ma con futura revisione sanitaria».
Il perdurare dell’assegno, quindi, era subordinato a successivi controlli, e infatti «con lettera del 1° settembre 2022, la signora Pagani veniva convocata a visita medica per il 17 ottobre 2022, per la revisione del beneficio; non essendosi l’interessata presentata alla visita medico legale (eccola, la disattenzione fatale… ndr), la Commissione medica ha inserito l’assenza nel verbale, come previsto dalle norme; solo il 20 ottobre 2022, una cooperativa operante il servizio di trasporto per conto dei servizi sociali del comune di Trevignano, alla quale la signora Pagani si era rivolta, ha comunicato all’Inps di Civitavecchia che l’assenza era stata causata da un’involontaria confusione di date».
Se è vero che «in conseguenza di ciò, il 21 ottobre è stato richiesto – tramite mail alla cooperativa – l’inoltro telematico di tutta la documentazione sanitaria in possesso della signora Pagani, per una valutazione della stessa», va considerato come era andata a finire: «Sulla base di tale documentazione inviata il 31 ottobre – spiega la nota dell’istituto- la Commissione medica presso il Centro medico legale Inps di Civitavecchia, il 13 dicembre 2022, ha stabilito la presenza di una riduzione della capacità lavorativa non utile all’indennità di accompagnamento.
A seguito di ciò, purtroppo, l’indennità, che prevede, tra gli altri requisiti, il riconoscimento di totale inabilità (100%), è stata revocata». Patrizia era stata invitata a inviare i certificati via mail, l’aveva fatto e, sulla base del solo esame cartaceo, senza vederla di persona, l’invalidità le era stata ridotta all’80%, escludendola dal beneficio dell’accompagno. L’assegno, di conseguenza, ormai da 11 mesi non viene più versato. Da qui, la sua disperazione, raccontata nuovamente ieri sul programma Rai. «Come faccio a vivere? Sono mesi che non pago l’affitto, finirò in strada…».