CIVITAVECCHIA – Dopo l’appello dell’esperto di logistica Sergio Serpente e le sollecitazioni di Unindustria, con l’Adsp che spesso ricorda l’importanza di garantire risposte adeguate dal punto di vista degli spazi da mettere a disposizione per lo sviluppo, anche il Pd ed il suo gruppo consigliare tornano sul tema delle aree retroportuali da svincolare, ricordando di aver presentato nel maggio del 2021 una mozione insieme alla lista Tarantino, proponendo l’istituzione di una cabina di regia, per risolvere l’annoso problema.
«Alla nostra sollecitazione ha fatto seguito un silenzio imbarazzante – hanno spiegato dal Pd – nonostante identiche sollecitazioni, provenissero, per i terreni di suo interesse, anche da parte dell’Adsp.
Vogliamo auspicare in un risveglio, sia pure tradivo, dell’amministrazione comunale che non sia solo un “fumus” finalizzato a raccogliere consensi per le prossime elezioni amministrative».
Un “colpevole immobilismo”, viene definito dai dem quello dell’amministrazione, «in relazione alla diversa destinazione d’uso di grandi aree, oggi agricole, in parte pubbliche e in parte private in prossimità della “zona servizi produttivi” e alle spalle del porto, che rischia di creare un danno notevole alla economia cittadina.
Appare di tutta evidenza che è proprio l’assenza di spazi a non incentivare l’insediamento di nuove attività – hanno aggiunto – nonostante il crescente interesse imprenditoriale per il nostro territorio. Quando si ragiona di logistica, di un progetto per la realizzazione di un parco eolico offshore, di costruire servizi nel retroporto, evidentemente si tratta di insediamenti che hanno necessità di spazi: averli o meno fa la differenza.
Non preoccuparsi di predisporre le condizioni per accogliere l’interesse delle imprese è una responsabilità grave, anche alla luce dei problemi che la città dovrà presto affrontare. La cosa paradossale è che nulla di concreto sembra scaturire dalla di recente proliferazione di “tavoli” di confronto, annunciati proprio con il fine di costruire una ipotesi progettuale che possa rispondere adeguatamente alle conseguenze imprenditoriali e occupazionali del “dopo carbone”. Si continua purtroppo a proporre il copione di una rappresentazione vista più volte – hanno concluso – fatta di proclami ma priva del necessario impegnoindispensabile per la soluzione dei problemi».