TARQUINIA – A poco meno di un anno dalla tragedia avvenuta la mattina del 10 febbraio 2023 all’interno del terminal container alla banchina 25 del porto, prenderà il via domani il processo per omicidio colposo, aggravato dalla violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, a carico delle quattro persone indagate.
Si va infatti direttamente al giudizio immediato, senza passare per l’udienza preliminare – chiesto dal pubblico ministero perché, dalle indagini della Polizia di frontiera, risulterebbero evidenti le prove – nei confronti dell’amministratore delegato di Rtc, dell’altro operatore coinvolto nell’incidente e che era alla guida della ralla durante la movimentazione dei container, del datore di lavoro delegato e responsabile del servizio di prevenzione e protezione della Rtc, e del Rspp, ossia il responsabile della sicurezza.
Il ragazzo, 29enne civitavecchiese, come si ricorderà stava lavorando nello spostamento dei contenitori quando è rimasto schiacciato sotto un muletto. La mamma del giovane operaio, assistita dagli avvocati Luca Vettori e Franco Moretti, sarà parte civile al processo; una presenza, la sua, che vuole servire anche da monito affinché simili tragedie sul lavoro non accadano più.
Gli avvocati Franco Moretti e Luca Vettori dello Studio Moretti & Fulco Avvocati Penalisti Associati di Roma, che assistono la signora Valentina Fattorini, mamma di Alberto, formalizzeranno in udienza la costituzione di parte civile. «L’imputazione elevata dalla Procura della Repubblica a carico degli imputati, peraltro in tempi molto brevi dal verificarsi del tragico incidente, esprime in maniera esaustiva lo “scenario” in cui Alberto Motta svolgeva il suo lavoro – hanno spiegato i due legali – senza alcuna formazione per le mansioni assegnate, senza che fossero correttamente valutati i rischi connessi alle operazioni di sbarco e imbarco dei twist lock e senza la presenza/vigilanza del preposto alla sicurezza durante la specifica operazione di banchina.
La richiesta della Procura della Repubblica di procedere con il giudizio immediato, accolta dal giudice per le indagini preliminari, è frutto di una valutazione di evidenza della prova tale da rendere “superflua” la celebrazione dell’udienza preliminare e il preventivo contradditorio fra le parti. Gli imputati non hanno avanzato richieste di definizione del processo con riti alternativi».