Avevano promesso sfaceli a livello giudiziario, hanno perso malamente al Tar del Lazio e davanti al giudice del lavoro hanno chiesto “indulgenza” che non ci sarà. Nel frattempo la Procura di Roma indaga
CIVITAVECCHIA – Qualche giorno fa, attovagliati in tavolo della trattoria “Tramontana” alle pendici di Allumieri, sono stati riconosciuti gli ex dirigenti (prima assunti senza concorso) Calogero Giuseppe Burgio, Malcolm Morini, Lucio Pavone, Massimo Scolamacchia in compagnia del loro avvocato Enrico Pierantozzi.
Stavano probabilmente parlando dell’udienza che si era appena conclusa davanti al giudice del lavoro, opportunamente fatta rinviare dal primo dei quattro ad essere audito (Calogero Burgio) perché, dopo la batosta rimediata dal Tar hanno pensato bene di tornare sui propri passi e chiedere un accordo extragiudiziale
Il primo febbraio toccherà a Malcom Morini, il 5 a Lucio Pavone e il 15 febbraio a Massimo Scolamacchia.
Udienze anche queste alle quali è stato chiesto un rinvio per trovare un accordo.
Accordo che a suo tempo, cioè al momento del loro licenziamento, era stato categoricamente rifiutato. Parliamo di una buona uscita da 230mila euro.
Un rifiuto che ha portato ad un contenzioso che li ha visti e li vedrà soccombere nonostante le pressioni e le azioni promosse che hanno “stuzzicato” le orecchie anche della Procura della Repubblica prima di Civitavecchia e successivamente di Roma.
Pino Musolino, come ampiamente riportato nelle motivazioni dei giudici amministrativi, ha agito nel rispetto delle legge e delle prerogative delle norme che regolano il lavoro.
Gli ex dirigenti dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale Civitavecchia, il cui rapporto di lavoro con quest’ultima è cessato a motivo del recesso ex art. 2118 del cod.civ., ritenevano che Musolino avesse mal interpretato gli atti di riorganizzazione adottati a seguito delle indicazioni del Ministero dei Trasporti e della Corte dei Conti.
Gli avvocati dell’AdSP si sono parlati con quelli degli ex lavoratori. Quest’ultimi (o ultimo) hanno fatto delle richieste irricevibili come ad esempio la riassunzione e la possibilità di avere una mobilità ad altro ente.
La cosa è irricevibile sia perché non ci sono più margini in tal senso ma anche perché la legge prevede la mobilità di lavoratori vincitori di concorso e non di coloro che, chissà con quale terna vincente, erano riusciti a collocarsi all’interno di un ente pubblico.
In via subordinata è stato chiesto di avere i famosi 230mila euro proposti al momento del licenziamento dal manager di Molo Vespucci.
Anche in questo caso la richiesta è ampiamente tardiva e arriva soltanto quando l’evidenza di non raccogliere frutti per via giudiziaria si è palesata.
Proposta ritenuta tardiva e non più continente all’attuale periodo. Voci di corridoio parlano di un’offerta a saldo e stralcio tombale da 30mila euro ciascuno. Visto che dei 4 lavora solamente uno e gli altri tre non trovano occupazione la scelta è prenderli o affrontare spese in un processo sul lavoro dagli esiti scontati.
L’inchiesta di Roma nel frattempo è andata avanti e ci sarebbero già i primi nomi iscritti sul registro degli indagati,