Ieri sera la trasmissione Farwest condotta da Salvo Sottile ha puntato l’indice contro la gestione del ciclo dei rifiuti mettendo in evidenza gravi violazioni di legge “ignorate” anche dalla politica
ROMA – Ieri sera la trasmissione Farwest, condotta dal giornalista Salvo Sottile, ha trattato l’argomento rifiuti che invadono le strade della Capitale e dei luoghi dove vengono smaltiti in violazione di ogni norma di legge.
La giornalista Rebecca Pecori ha fatto un giro nei pressi dell’AMA, società in house che si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani ed indifferenziati della città di Roma.
Non sono mancate le sorprese. Le testimonianze dei dipendenti AMA che ammettono come l’azienda “spinga” a non perdere troppo tempo dietro alla raccolta indifferenziata prediligendo quella più veloce di mettere tutto insieme e mandare negli impianti di smaltimento.
Prima di addentrarci a quanto emerso dall’inchiesta è importante sottolineare la sconcertante ed imbarazzante intervista fatta a Francesca Manzi, responsabile del centro di recupero della fauna selvatica della LIPU di Roma. Ha parlato di come sia stato necessario aprire un punto di recupero dei gabbiani intossicati dai rifiuti mangiati. Non solo. Roma ha cambiato così tanto il modo di vivere dei gabbiani, diventati ormai stanziali, che straordinariamente arrivano a fare due nidiate, quindi a deporre per ben due volte all’anno le uova.
Se i gabbiani moltiplicano le forze per il “benessere” e il cibo così abbondante nonostante si ammalino per ciò che ingurgitano, cosa sta accadendo all’uomo?
A dare le risposte sullo smaltimento sempre la giornalista della Rai che ha messo in evidenza come i rifiuti di Roma vengano portati in impianti non idonei al loro trattamento.
Parliamo della CSA di Castelforte (anche se è una delle tante ad essere fuorilegge) che non solo non ha fatto avvicinare la cronista all’impianto ma che, attraverso la voce del suo amministratore da dentro la propria auto, ha addirittura negato e minimizzato una sentenza emessa dalla Corte Europea di Strasburgo e del Tar del Lazio che ha trasmesso gli atti alla Procura della Repubblica di Cassino.
Per capire meglio cosa avviene basti pensare che per legge i rifiuti indifferenziati, prima di essere “sepolti” in discarica, devono diventare “inerti“, “secchi“, senza quella parte di umido che fa tanto gola ai gabbiani.
I centri di trattamento meccanico come quello di Castelforte o come quello di Ambyenta, non sono idonei a svolgere il ciclo completo ma continuano a riceve da AMA, così come gli altri TM, migliaia di tonnellate di rifiuti che poi finiscono in discarica senza aver subito l’intero processo di essiccazione.
A mettere il dito nella piaga è stato il direttore tecnico della SAF di Frosinone Roberto Suppressa che ha ben spiegato qual è il ciclo dei rifiuti. Come vengono trasformati in inerti mostrandoli a processo finito prima di essere smaltiti in discarica.
La domanda della giornalista sia al presidente della SAF Fabio De Angelis che all’ingegnere tecnico Suppressa sul perché questi rifiuti vengano mandati agli impianti TM è caduto nel vuoto ma le loro espressioni non hanno lasciato spazio a dubbi.
A far scoppiare il caso dopo anni di denunce cadute nel vuoto è stato il manager della FRZ di Formia Raffale Rizzo. Lui ha sospeso l’invio dei rifiuti alla CSA di Castelforte ritenendola non idonea e i ricorsi posti in essere dai titolari dell’impianto TM hanno spinto i giudici amministrativi a trasmettere gli atti alla Procura della Repubblica di Cassino affinché indaghino.
Perché AMA nonostante sia al corrente di tutto questo continua ad inviare rifiuti a Castelforte?
Perché i dirigenti della regione Lazio come Vito Consoli e Wanda D’Ercole non hanno mai denunciato all’autorità giudiziaria i gestori degli impianti TM e addirittura non li hanno chiusi sapendo che non potevano e non possono trattare rifiuti con parti di organico superiori al 15% (Roma supera il 40%)?
Appena andato a fuoco l’impianto TMB di Malagrotta qualcuno aveva indotto l’assessore regionale Fabrizio Ghera ad un’improvvida dichiarazione sull’emergenza rifiuti: “manderemo i rifiuti alla CSA di Castelforte” facendo poi subito marcia indietro quando con calma si è letto le carte.
Insomma in tutta questa grande confusione manca un passaggio fondamentale: dove finiscono i centinaia di milioni di euro di profitti che producono i rifiuti?