SANTA SEVERA – C’è aria di smobilitazione al Castello di S. Severa. Gli artigiani storici del Borgo stanno andando via, intimati ad abbandonare le botteghe entro il 31 gennaio pena una sanzione pecunaria.
E’ il fatto più recente che interessa il mistero che si sta consumando al Castello e che va in direzione contraria a quanto si è costruito finora.
La Regione Lazio non dichiara pubblicamente quello che vuole fare del Castello. Noi ci auguriamo che non sia tentata di riprendere il vecchio progetto di privatizzazione della presidente Polverini che intendeva fare del bene un luogo esclusivo con ristoranti e alberghi di lusso.
Quell’ipotesi fu avversata tenacemente dalla popolazione di Santa Severa e Santa Marinella grazie alla costituzione di un Comitato agguerrito e propositivo che aveva ben chiaro che il bene pubblico dovesse rimanere tale ad uso e consumo di tutti i cittadini. La Giunta Zingaretti, pur con tanti limiti, andò verso questa direzione e il Castello cominciò a funzionare in modo aperto e democratico.
Ora la Regione Lazio non finanzia più le attività del Comune di S. Marinella riguardo alla gestione del Polo Museale; Lazio Crea, per il cui tramite la Regione gestisce le attività al Castello, pare non avere erogato contributi al Gruppo Archeologico del Territorio Cerite, che con azione di volontariato è presente da anni sul territorio e nel Castello; i locali in uso alla Riserva di Macchiatonda utili per l’ accoglienza dei visitatori sembrano essere destinati ad altre funzioni; gli artigiano cacciati via.
Questo è quanto si dice, si mormora e si sospetta intorno ad uno dei luoghi simbolo della nostra città.
Facciamo un appello al Sindaco, Pietro Tidei, all’assessore alla cultura, Gino Vinaccia, alla delegata al Castello, Paola Fratarcangelo, affinché si impegnino per la difesa del Castello risorsa indispensabile per il territorio.
Sappiamo che il Sindaco ha chiesto interlocuzione con la Regione e incoraggiamo, ciascuno per la propria parte, a fare più di quanto sia stato fatto finora e di renderne conto alla cittadinanza.
Nello stesso tempo, mettiamo in guardia chi sul Castello abbia mire predatorie, che siano soggetti locali o aziende che vengono da fuori; mettiamo in guardia chi intenda cedere sul Castello per ottenere altri obiettivi che nulla abbiano a che vedere con il bene pubblico del Castello e del circostante Monumento Naturale Pyrgi.
La comunità locale chiede un confronto pubblico con la Regione Lazio per conoscere il futuro del bene, pronta a mobilitarsi dal basso per dare viva voce a quanto le sta più a cuore.