Fotoracconto di Legambiente
ROMA – “Lazio senza neve” è questo il titolo del fotoracconto di Legambiente, che testimonia nel Lazio zero metri quadri di neve a metà inverno e zero giorni di attività per i 4 impianti di risalita dello sci, dove le temperature medie sono oltre i 2 gradi.
Immagini e numeri dalle 4 montagne dove, nella regione, ci sono impianti di risalita per lo sci alpino: Terminillo (RI), Monte Livata a Subiaco (RM), Campo Staffi a Filettino (FR) e Campocatino a Guarcino (FR). Le foto, tutte scattate contemporaneamente il 6 febbraio nelle 4 località, mostrano una condizione di assenza totale di neve, prati secchi, impianti fermi e contesti di gravissimo abbandono.
Oltre alle immagini Legambiente rende noti anche i dati delle temperature medie sulle 4 località durante la prima metà dell’inverno: a Terminillo 2,2°C, a Monte Livata 3,3°C, a Campo Staffi 3,2°C e Campocatino 3,5°C, tutte temperature che hanno reso impossibile anche l’innevamento artificiale. (temperature medie dal 22 dicembre 2024 al 6 febbraio 2024,
Non solo nelle 4 località montane ma da nessuna parte sono state registrate coperture nevose nel Lazio: solo poche striature di ghiaccio si possono notare sui versanti rocciosi ed esposti a nord di Monte Terminillo e Monte Viglio.
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“Sulle nostre montagne la situazione è agghiacciante – commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio – ed è chiaro che stiamo assistendo in pratica alla fine della neve alle nostre latitudini per quote inferiori ai 2.000 metri. Sono ora previste alcune perturbazioni dai prossimi giorni ma se non quest’anno, arriverà presto il primo inverno senza mai neve. Zero neve vuol dire zero sci alpino e, con temperature elevatissime, è impedita di fatto anche la pratica energivora dell’innevamento artificiale. La stagione sciistica si contrarrà sempre di più e, come già da diversi anni, rimarranno pochissime domeniche di neve, durante le quali peraltro si assisterà alle terribili scene già viste, con località montane prese d’assalto dalle automobili nel Lazio o nelle vicine stazioni sciistiche abruzzesi. Siamo di fronte a una delle conseguenze più chiare dei cambiamenti climatici scatenati dalle nostre emissioni climalteranti: davanti a questa innegabile condizione, vanno ripensate tutte le scelte per le località sciistiche, con progetti di rigenerazione o abbattimento e attivazione di potenti percorsi di destagionalizzazione dell’offerta turistica, sempre più nel solco del turismo dolce, dello sviluppo economico green e del rafforzando per la rete delle aree protette e della loro fruibilità. Le conseguenze di questi inverni mancati, saranno poi sempre più impattanti, in termini di siccità e carenza di risorsa idrica per fiumi e laghi, così come per i nostri acquedotti: tra le strade fondamentali da percorrere ci sono quindi quelle di contenimento degli sprechi dell’acqua, sia in ambito civile e industriale ma soprattutto agricolo”.