Non si placano le polemiche legate all’aggressione verbale e quasi fisica rivolta all’ex dirigente della Digos di Viterbo, Carlo Maria Basile
ROMA – Il crinale tra fare il simpatico guascone e diventare cafone corre lungo un filo sottilissimo.
Rimanervi sopra, in equilibrio, è una questione di arte. O di educazione. E, questa volta, Vincenzo De Luca, battutista a tempo pieno prestato alla presidenza della Regione Campania, è precipitato rovinosamente nel baratro della cafonaggine che si fa insulto greve e irredimibile. Ingiustificabile.
Vincenzo De Luca ormai senza freni: ieri ha guidato la “rivolta” dei sindaci campani contro l’Autonomia differenziata. Un corteo di centinaia di sindaci si è riversato a Roma, insieme ai liberi cittadini, per protestare contro il governo. Non sono mancati i momenti di tensione quando il gruppone, nel quale erano presenti anche alcuni deputati di opposizione, ha cercato di avvicinarsi a Palazzo Chigi, con in testa il presidente della Regione Campania. “Chiedete che qualcuno venga qui a parlare, altrimenti ci dovete caricare, ci dovete uccidere”, ha intimato il presidente a un funzionario della Polizia di Stato, che ha schierato un cordone per bloccare il passaggio del corteo non autorizzato verso i palazzi del governo.
“Lei pensa che un presidente di Regione e 200 sindaci debbano aspettare questo imbecille che continua a fare provocazioni?”, ha proseguito De Luca, riferendosi al ministro Fitto, davanti a un funzionario che gli ricordava che non potevano avanzare oltre. E davanti alla richiesta di non continuare a fare pressione delle forze dell’ordine, De Luca ha alzato ancora di più la voce contro gli agenti in tenuta di sicurezza: “Dovete caricarci, dovete ucciderci”. Il presidente De Luca, che pesa di essere il nuovo Masaniello, “vittima del suo personaggio”, come l’ha definito Matteo Renzi, non ha mancato nemmeno di insultare quei poliziotti che stavano lavorando per mantenere l’ordine pubblico e rivolgendosi a un alto funzionario di polizia Carlo Maria Basile ex capo della Digos di Viterbo ha sbottato: “Non faccia il pinguino con me”. L’atteggiamento provocatore del governatore della Regione Campania ha infastidito gli esponenti di polizia, che da parte di un uomo delle istituzioni non tollerano un simile comportamento.
“Riteniamo doveroso stigmatizzare con forza il comportamento scomposto del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che oggi a Roma ha inveito contro il servizio d’ordine”, ha dichiarato Valter Mazzetti, segretario generale del sindacato Fsp della Polizia di Stato. “Provocazioni assurde come ‘ci dovete caricare, ci dovete uccidere’, o ‘non faccia il pinguino con me’ frase rivolta a un funzionario di Polizia, sono sinceramente inaccettabili da chiunque, e più che mai da un uomo che rappresenta le Istituzioni”. Questo, ha proseguito il sindacalista, “non è rispetto nei confronti di chi sta svolgendo il proprio dovere”.
Decenza e decoro, che dovrebbero essere la cifra stilistica di qualunque rappresentante dello Stato, sono venuti a mancare nella giornata di ieri, “l’isteria e la convinzione di poter dire e fare tutto manifestando la propria spocchia a spese di chi lavora sono un’offesa grave a chi porta la divisa, e non degne di un uomo dello Stato”, ha concluso Mazzetti. A lui ha fatto eco Massimo Nisida, segretario Fsp della sezione di Roma, sottolineando come, se queste sono le reazioni di un personaggio istituzionale, “siamo proprio alla frutta”. La mancanza di rispetto del governatore De Luca alle forze dell’ordine, anche se lui è sceso in piazza senza mazze ma in giacca e cravatta, non è dissimile da quella degli antagonisti. “Rende bene l’idea di quanto difficile sia fare sicurezza in un Paese dove ogni occasione è buona per aggredire verbalmente e fisicamente chi porta la divisa, da parte di chiunque e per qualsiasi motivo”, conclude Nisida.