Un problema sempre molto dibattuto, che mette in crisi privati cittadini e amministrazioni pubbliche, è la gestione delle radici dei pini mediterranei. Com’è strutturato l’apparato radicale di questi alberi?
TARQUINIA – Siamo in campagna elettorale e quindi val bene qualsiasi argomento pur di fare polemica. Anche bendarsi gli occhi e far finta di non vedere. In questi giorni tiene banco a Tarquinia il taglio dei pini al Lido.
Sì, indubbiamente sono alberi molto belli ed affascinanti ma il problema delle radici di superfice non offre molta scelta e cioè tagliarli e sostituirli con piante meno invasive e dannose.
E’ vero che ci sono modi per arginare i fittoni (radici) sia verticali che orizzontali ma bisogna intervenire nel momento della piantumazione. Per risolvere il problema grave delle radici nei luoghi di villeggiatura sarebbe quello di sopraelevare le strade dove sono piantumate di almeno mezzo metro.
E’ operazione fattibile alzare il livello stradale? No!
Non solo. Gli interventi di manutenzione stradale e soprattutto coprire le spese di coloro che si procurano danni alle vetture o cadono dalle biciclette e sono costretti alle cure mediche sono in costante aumento. Fortunatamente a Tarquinia Lido non ci sono mai stati morti. Con piante così vecchie l’unico intervento possibile per ridurre danni e spese impressionanti è quello di tagliarli e sostituirli con altre piante, altrettanto belle, che si possono piantumare anche ad alto fusto.
Suggeriamo ai novelli ambientalisti a farsi un giro per l’Italia e vedere come si possono trovare sane alternative. Noi vi consigliamo di togliere il paraocchi e farvi un giro nel Parco dei Cinque Continenti a Pontinia. Molti di voi non lo conoscono ma visitarlo farà bene all’anima e alla natura.
Parco dei Cinque Continenti, questo è il nome che Antonio Aumenta, titolare di uno dei maggiori tra i vivai Italiani, con sede fra Pontinia e Priverno, ha voluto dare al suo capolavoro botanico: una ricchissima collezione di piante enormi, grandiose, ma anche rare o rarissime, frutto di anni di ricerche in Italia e nel mondo. Ogni curva, ogni collina cela l’ambiente successivo, e così il parco si snoda in un susseguirsi di paesaggi, boschetti, radure con torrenti, laghi o cascatelle, deserti, foreste, composizioni di fiori colorati e profumi esotici, che sembra non finiscano mai. Paesaggi spettacolari che vantano fra le altre cose massi desertici che provengano dal Messico, sabbia e una particolare terra colorata dall’Australia. Nessuno potrebbe immaginare che celato all’interno del vivaio si nasconda un parco del genere, un giardino segreto di 16 ettari, un sogno divenuto realtà grazie alla passione, alla competenza e alla tenacia del vivaista e della sua famiglia.
Invece di fare demagogia proviamo a spiegare perché, ab torto collo, i pini non piantumati a regola d’arte vanno eliminati.
Tutti i Pini presentano un vigoroso fittone verticale, posto in continuità con il fusto, al quale si affiancano robuste radici fascicolate, più o meno orizzontali, a loro volta dotate di fittoni secondari. Nel tempo i fittoni si ramificano orizzontalmente, a più livelli di profondità, costituendo una serie di palchi radicali sovrapposti. Alla base delle grandi radici fascicolate e delle ramificazioni orizzontali dei fittoni, si formano anche numerose radici avventizie che, stante un modesto livello di lignificazione ed un diametro più o meno costante fin dalla loro origine, vengono comunemente dette “radici corda”.
A differenza delle radici fittonanti (verticali) e di quelle fascicolate (orizzontali), le radici corda non hanno una direzione di crescita prestabilita e si “muovono” un po’ in tutte le direzioni, occupando i volumi compresi tra gli altri e più “rigidi” elementi dell’apparato radicale. Esiste poi una grande quantità di radici di assorbimento, fini e ramificate, che completano la colonizzazione del substrato.
Le radici fittonanti e fascicolate sono di fatto perenni o lungamente permanenti, mentre le radici corda vanno incontro ad un lento ricambio e le radici di assorbimento, infine, sono tipicamente temporanee nel breve periodo. Questo schema generale è comune a tutti i Pini, pur se con variazioni qualitative e quantitative come espressione dell’adattamento delle diverse specie a varie tipologie fisiche di substrato.
L’indiscusso maestro delle formazioni nodulari è il Pino domestico. In condizioni naturali è assai probabile che l’ipersensibilità al carico orientato delle radici corda di questa specie sia una sorta di segnale di allarme nei confronti di incipienti destabilizzazioni del teorico substrato ideale – che per il domestico sarebbe non solo prevalentemente ghiaioso, ma anche declivo – cui il pino risponde con una attività plastica ad effetto consolidante. Se, però, al substrato potenziale sostituiamo ad esempio le pavimentazioni stradali, con radici corda costrette a muoversi tra la pavimentazione stessa ed il sottofondo, esposte alla pressione del traffico veicolare (o anche solo pedonale), ecco creato il perfetto demolitore!
Fino a che punto si possono toccare le radici dei pini? E che tipo di reazione ha la pianta di fronte a questi continui interventi antropici?
L’apparato radicale dei Pini, frutto di una sorta di “iper-specializzazione” evolutiva, risulta relativamente poco adattabile e, dunque, sostanzialmente intangibile. Questa intangibilità, se violata, non ha tanto conseguenze dirette sulla stabilità dell’albero nel breve periodo, quanto piuttosto sulla sua capacità di autodeterminazione morfologica. Nel pino domestico ad esempio, seguendo il principio di connessione funzionale tra le diverse regioni anatomiche dell’albero, i danni a carico delle radici fascicolate finiscono per avere ripercussioni dirette sulla vitalità e sulla organizzazione architettonica dei grandi palchi reiterati, mentre danni a carico del fittone compromettono lo sviluppo del tronco principale. In altre parole, l’aspetto esteriore del Pino tradisce puntualmente ciò che accade (o è accaduto …) al di sotto al piano di campagna. Se vogliamo Pini ben conformati, sani e stabili dobbiamo lasciare in pace le radici o, comunque, dobbiamo valutare attentamente le conseguenze di ogni disturbo.
In poche parole meglio piantumarli in una pineta piuttosto che ai margini della strada.