Un membro del consiglio d’amministrazione avrebbe mandato un messaggio minatorio: “Ti faccio andare in giro con la campanella come gli appestati”. Denuncia in Procura e solidarietà del sindaco Tedesco
CIVITAVECCHIA – L’assessore all’ambiente del Comune di Civitavecchia, Manuel Magliani, si è recato presso la locale stazione dei carabinieri per denunciare una minaccia pesante ricevuta da un membro del consiglio d’amministrazione della società Ambyenta Lazio.
Uno dei rappresentanti della società che aveva presentato il progetto per la realizzazione di un Biodigestore in località Monna Felicita dopo aver tentato inutilmente di mettersi in contatto con l’assessore telefonicamente è passato alle minacce scritte inviate per messaggio sul telefono del politico. L’autore delle minacce o “avvertimento” è ben conosciuto dall’assessore in quanto sempre presente alla conferenza dei servizi convocata di volta in volta dalla regione Lazio.
Il contenuto del messaggio, oggi in mano agli inquirenti, è molto suggestivo: “Ti faccio andare in giro come gli appestati. Con un campanello”. Un avvertimento che dopo l’azione o le azioni messe in atto da questo soggetto nei confronti del politico tutti avrebbero “schifato” e allontanato.
Il vicesindaco Manuel Magliani, accompagnato dal sindaco Ernesto Tedesco, si è rivolto dunque all’autorità giudiziaria a seguito di questo grave episodio, che rappresenta una palese interferenza con l’attività amministrativa, peraltro su specifiche competenze degli uffici.
Le valutazioni del caso sono evidentemente rimesse alle indagini, che saranno effettuate sulla base di quanto esposto.
“Sia chiaro che l’Amministrazione comunale – dicono dal Pincio – non accetta alcun tipo di condizionamento, tanto più se portato avanti con modalità e tempi che sconfinano palesemente nell’illecito”.
La rabbia di questo soggetto è forse legata alla delibera che farà decadere la concessione dopo che anche il Tar del Lazio si era espresso sulla vicenda.
Il ricorrente era insorto contro la prescrizione regionale che ordinava al proponente di trattare una quantità di materiale non superiore al 50% della potenzialità impiantistica, per il periodo legato all’emergenza energetica. Ben più che una “prescrizione ambientale”, un vero taglio che ha finito col rendere inservibile il modello tecnico ed economico presentato dalla società e di cui si è chiesta la valutazione. La motivazione di questa scelta è legata al contesto ambientale, che già presenta criticità in termini di superamento dei rischi per la salute dell’uomo.