Il Movimento per la vita lancia l’allarme sul flop dei vari esperimenti delle “Gender theories”
CIVITAVECCHIA – Riceviamo e pubblichiamo – “Si sta svolgendo alI’Istituto Comprensivo Don Milani, dedicato ad una classe quinta e ad una prima media, il progetto “E tu di che genere sei?”, “finalizzato – secondo gli organizzatori, alla decostruzione degli stereotipi di genere e sulla costruzione dell’identità di genere”.
Il Movimento per la vita di Civitavecchia esprime in merito preoccupazione, in quanto, già dal titolo – “E tu di che genere sei ?” – si comprende che alla base del progetto viene posta la teoria del gender, secondo la quale l’identificarsi come uomini o donne non dipende in alcun modo dal sesso di nascita e dai caratteri biologici ( che determinano un corpo femminile o un corpo maschile), ma dipende da fattori culturali imposti dalla società, dalla famiglia, dalla scuola. Si nasce maschi o femmine per questioni genetiche, ma, secondo questa teoria, si diventerebbe uomini o donne in base a fattori prettamente culturali, per cui un uomo può autopercepirsi donna e viceversa.
Ci chiediamo, per quanto riguarda i bambini, se siano da considerare stereotipi da estirpare – come spesso si legge – i vestiti rosa per le femminucce e azzurri per i maschietti, macchinette e costruzioni per i bambini e bambole per le bambine, giochi vigorosi per i maschi e attività di cura e assistenza per le bimbe. Il raggiungimento dell’uguaglianza è un obiettivo importante, ma non possiamo cancellare le differenze biologiche insite in ogni bambino o bambina, né far tabula rasa di convinzioni acquisite, necessarie per l’affermazione della propria identità.
Crediamo che non si debbano insinuare dubbi nei bambini, interrogandoli con la domanda : “E tu di che genere sei? ” Il rischio è generare confusione ed incertezza nei bambini per “costruire” quello che sarebbe il loro vero “gender”. Queste argomentazioni non sono riferite ad una scuola in particolare, ma in generale agli obiettivi di coloro che propugnano questo nuovo umanesimo o transumanesimo.
Noi pensiamo invece – supportati dalla genetica, dalla biologia ed altre scienza – che la corporeità, il dato biologico determinato dai cromosomi XY per i maschi e XX per le femmine, iscritto in ognuna delle cellule del nostro corpo , sia imprescindibile e superi tutti gli influssi culturali. Basta studiare lo sviluppo neurofisiologico del bambino per rendersi conto che le attitudini genere-specifiche sono innate e non derivano da imposizioni o dal tentativo di corrispondere ad un genere “pre-impostato”.
Si ricordi il flop dei vari esperimenti delle “Gender theories” di dare il camion alle bambine e le bambole ai bambini. Risultato? Le bambine giocavano con i camion a “mamma-camion” che cambia il pannolino a “baby-camion” e i maschi usavano le bambole come piccole clave contro i compagni. E ciò è dovuto a delle differenze a livello biologico innate che segnano una strada preferenziale nello sviluppo. Resettare queste differenze e considerare il bambino una specie di “tabula rasa” nei riguardi della propria identità sessuata, non può che andare a discapito dell’armonico sviluppo del minore”.
Rimaniamo quanto meno perplessi dal fatto che nelle scuole, ancor oggi, vengano proposti dei progetti che hanno un carattere spiccatamente ideologico, strettamente collegati ad una teoria tutta da dimostrare.
Rammentiamo infine che l’ideologia del gender è nata negli USA con il tristissimo caso dei gemelli maschi Brian e Bruce Reimer *. Bruce, a 22 mesi fu sottoposto ad un esperimento di transizione di genere voluto dal dott. John Money, e gli fu imposto il nome di Brenda. Bruce-Brenda si suicidò a 38 anni. Il dott. Money, fu, negli anni ’50, uno degli iniziatori ed “inventori” del gender, riuscì a far crescere Bruce come una femmina – chiamandolo Brenda – “provando”, a suo parere, che “il concetto di genere come costrutto socioculturale esiste ed è da considerarsi come differente dal sesso biologico”.
Il totale fallimento del dott. Money e delle sue teorie, conclusesi con il suicidio di entrambi i gemelli Reimer, dovrebbe indurre a riflettere sull’opportunità di dare ulteriore spazio a studi ed idee che possono essere validi a livello di ricerca e studio, ma non imposti a studenti e bambini.
Per chiarire queste importanti e delicate tematiche che investono la formazione identitaria di bambini e giovani, il Movimento per la Vita organizzerà a Civitavecchia, presumibilmente nel mese di maggio, una apposita conferenza”.
Movimento per la Vita Civitavecchia