Con la domenica delle Palme inizia la Passione di Cristo

Domenica prossima, 24 marzo, in tutto il mondo la Chiesa cattolica celebrerà la solennità delle Palme che apre la Settimana Santa, ovvero il momento più forte di tutto l’anno liturgico per i cristiani. Le comunità dei fedeli ricorderanno l’entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme che, a pochi giorni dalla sua condanna a morte, viene accolto dal popolo con giubilo. Il rifermento alle palme viene proprio dal fatto che mentre il Cristo, a dorso d’asino (simbolo di umiltà), avanza tra le vie della città santa, la popolazione sventola verso di lui rami di palma e di altri alberi in segno di vittoria. Le celebrazioni inizieranno all’esterno delle chiese con la benedizione dei ramoscelli (in Italia tradizionalmente sono d’ulivo perché più facili da reperire rispetto a quelli di palma) e il colore liturgico, visibile sui paramenti dei sacerdoti, è il rosso, proprio come avverrà il Venerdì Santo, giorno della morte di Gesù. Questo perché nel rito romano – differenza di quello ambrosiano – è proprio nella liturgia delle domenica delle Palme che vengono rivissute la passione e la morte di Gesù, ripercorrendo quanto avvenne dal tramonto del giovedì Santo, con l’Ultima Cena e l’orazione nell’orto del Getsemani, e fino alle 15 del Venerdì Santo, quando il Signore muore in croce.

La domenica della Passione, detta anche delle Palme, rappresenta il grande portale attraverso il quale entriamo nella Settimana Santa, tempo durante il quale contempliamo gli ultimi momenti della vita di Gesù. Si ricorda l’entrata di Gesù in Gerusalemme, accolto da una folla festante, e quindi la memoria della sua Passione. Già nel 400 a Gerusalemme era praticata la processione delle palme. La Messa è interamente caratterizzata dal tema della passione di Gesù: ciò vale in particolare con il testo dei vangeli che, a seconda dell’anno corrispondente, presentano il racconto della passione. La prima lettura, tratta dal libro del profeta Isaia (il Canto del Servo del Signore, Isaia 50), diventa preghiera nel salmo 22, con il ritornello “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato”. Una paura che porterà comunque Gesù a obbedire al Padre “Fino alla morte in croce” ricorda il testo dei Filippesi, scelto come II lettura. Non si tratta solo di una celebrazione di “lutto” e “lamento”, quanto la settimana che esprime il “cuore” del mistero pasquale, quando Gesù dona la vita per la nostra salvezza: per amore Gesù si è fatto uomo, e per amore dona la vita. In questa obbedienza, Gesù ama il Padre e ama gli uomini che è venuto a salvare.

Nella domenica delle Palme ci viene offerta una interpretazione della nostra vita e del nostro destino. Ogni nostro dolore e lutto trova risposta in Gesù: di fronte a ogni domanda sul perché il soffrire, il perché morire, il perché di tante scelte incomprensibili agli occhi dell’uomo, Gesù non ci ha dato risposte vaghe, ma con la sua vita ci ha detto che Lui è con noi, accanto a noi. Fino alla fine. Non saremo mai soli nel nostro gioire e nel nostro soffrire. Gesù c’è.

Una celebrazione che chiede di essere compresa, più che con le parole, con il silenzio e la preghiera, cercando di entrarvi con il cuore.