Sembra che il governo stia prendendo in considerazione la semplificazione della normativa relativa alle successioni e agli adempimenti fiscali ad esse collegati. Questo potrebbe significare una maggiore autonomia per i contribuenti nel calcolo dell’imposta da versare, seguendo il modello già adottato per altre imposte indirette come quelle ipotecarie, catastali, di bollo e tasse ipotecarie.
Inoltre, l’Agenzia delle Entrate avrà la possibilità di notificare un avviso di liquidazione entro due anni nel caso in cui emerga che sia dovuta una maggiore imposta. Questa mossa potrebbe fornire una maggiore chiarezza e certezza per i contribuenti, riducendo al contempo il carico amministrativo associato alle procedure di successione.
È un argomento delicato e complesso, ma semplificare la normativa può certamente aiutare a rendere più agevole il processo per le famiglie che devono affrontare la successione ereditaria.
È interessante notare che il processo di semplificazione sulla successione era già stato avviato con l’entrata in vigore delle nuove regole sulla dichiarazione di successione all’inizio di quest’anno. Il fatto che il governo stia continuando su questa strada e annunciando ulteriori misure per semplificare il processo è positivo per i contribuenti.
La possibilità di presentare la dichiarazione di successione in modo telematico, insieme alla previsione di modalità alternative per i soggetti non residenti, contribuirà sicuramente a rendere il processo più efficiente e accessibile.
L’abolizione delle imposte di bollo, ipotecaria e catastale, insieme alla loro sostituzione con un tributo unico, potrebbe semplificare ulteriormente il sistema fiscale legato alle successioni. La possibilità di pagare i tributi tramite mezzi elettronici è un ulteriore passo avanti nell’ottimizzazione dei sistemi di riscossione.
Queste misure dovrebbero contribuire a ridurre il carico amministrativo e a rendere il processo di successione più trasparente e accessibile per tutti coloro che sono coinvolti.
Il decreto punta a eliminare le richieste di tanti dati. Ad esempio, vengono eliminati gli estratti catastali relativi agli immobili e il certificato dei pubblici registri con l’indicazione degli elementi di individuazione delle navi e degli aeromobili.
Tre tipi di successione
Si tratta di materia complessa e spesso relegata alle attenzioni dell’ultimo inevitabile momento. È bene rammentare che esistono tre fondamentali tipi di successione:
la successione testamentaria, in cui il testatore nel dettare le sue ultime volontà designa i suoi eredi e decide a chi e in quali proporzioni lasciare i suoi beni;
la successione legittima: quando manca il testamento (oppure c’è ma non dispone dell’intero patrimonio ereditario), le proporzioni spettanti a ciascun erede sono stabilite direttamente dalla legge, in base al grado di parentela con il defunto;
la successione necessaria, che riserva determinate porzioni di eredità (non tutta) ad alcuni parenti più prossimi, chiamati eredi legittimari.
La normativa italiana non consente al testatore di disporre sempre di tutto il patrimonio. Anche in presenza di una successione testamentaria – quindi con le volontà espresse e definite dal “de cuius” – esiste sempre una quota attribuita agli eredi “legittimi”, la cui pretesa limita la cosiddetta “quota disponibile”.
Eredi legittimi e quote
La porzione “libera” nel testamento, ossia la quota disponibile che il testatore può lasciare a chi desidera, viene calcolata come differenza percentuale sulla quota di legittima, sottraendo da 100 (la totalità del patrimonio) le relative frazioni spettanti ai vari legittimari. Perciò il suo ammontare può variare considerevolmente in base alla composizione del nucleo familiare degli eredi legittimari: un uomo sposato ma senza figli potrà dare a chi vuole fino alla metà del suo patrimonio, ma se ha figli la quota di cui può disporre liberamente si riduce ad un terzo, se c’è un figlio solo, e ad appena un quarto se ce ne sono due o più.
Chi sono gli eredi legittimi? Il coniuge, i discendenti (i figli e successivamente i loro figli, quindi nipoti del “de cuius”), gli ascendenti (genitori e nonni), gli altri parenti fino al 6° grado compreso, ma la presenza di parenti più prossimi esclude quelli di grado più lontano. Ma tra gli eredi legittimi è previsto un “ordine successorio” definito dalla legge. Esistono tre “ordini successori” previsti dalla legge, ognuno dei quali esclude il seguente:
Il coniuge e i discendenti, gli ascendenti compresi fratelli e sorelle, gli altri parenti fino al sesto grado. In mancanza di tutti, l’eredità va allo Stato.
Qualche esempio: se al defunto succedono i figli, questi ereditano in parti uguali; se il defunto lascia il coniuge e un figlio, il patrimonio viene diviso al 50% tra questi due soggetti, cioè 1/2 al coniuge e 1/2 al figlio. Se i figli sono due o più, al coniuge spetta 1/3 mentre ai figli spettano i 2/3, suddivisi in parti uguali. Ai figli legittimi sono equiparati quelli adottivi, quelli nati fuori dal matrimonio e quelli naturali. Se il coniuge non concorre con i figli del defunto ma solo con gli ascendenti, i fratelli o le sorelle o con soggetti di entrambe le categorie, gli spettano i 2/3 dell’eredità, salvo il diritto ad 1/3 degli ascendenti e dei collaterali. Invece, se il coniuge non concorre con figli, ascendenti, fratelli o sorelle, gli spetta tutta l’eredità.