Parla l’ideatore di Sinfonia d’Archi, macchina di Santa Rosa che oggi giace abbandonata sotto gli occhi dell’amministrazione
VITERBO – Degrado e abbandono: ecco le parole d’ordine che purtroppo imperversano nel capoluogo della Tuscia, città dove le potenzialità sarebbero illimitate ma dove anche vige, purtroppo, un totale disinteresse da parte dei governanti nei confronti di progetti e opere illustri.
Ne è un triste esempio Sinfonia d’Archi, macchina di Santa Rosa ideata da Angelo Russo e che oggi giace abbandonata in una delle rotatorie dell’area industriale del Poggino. A tornare sull’argomento, ma non solo questo, è stato lo stesso Russo che ieri ha tenuto una conferenza stampa in compagnia dei professori universitari Alfredo Passeri e Maurizio Errigo.
“Vogliamo candidarci a capitale della cultura, ma con quali presupposti?”. La prima domanda che ci rivolge Russo, contattato telefonicamente, è forse una delle questioni più spinose e dibattute in città. “Se non siamo in grado di realizzare opere necessarie per riqualificare Viterbo – prosegue – possiamo anche chiuderla qui”.
La battaglia, dopo l’arrivo di città come Torino tra le sfidanti, sembra effettivamente impari, soprattutto se non c’è un progetto serio in fase di realizzazione che possa essere la base sulla quale sviluppare il dossier che tra due anni dovrà essere presentato alla commissione competente.
Eppure, come evidenzia Russo, di opere ce ne sarebbero davvero molte e di importanti da realizzare. Tra tutte si torna a pensare a un “Museo della Macchina di Santa Rosa”, progetto che proprio Russo e un team di professori e tecnici avevano già presentato alla giunta Michelini anni addietro. “Lo presentammo con un dossier di 100 pagina – spiega – Si trattava di un progetto imponente, certo, ma che avrebbe sviluppato un indotto davvero notevole per la città. Non si sarebbe trattato solo di mettere in mostra le macchine di Santa Rosa, ma anche di tutto quello che è collegato a questa festa, fiore all’occhiello di Viterbo ma che dopo i giorni di settembre viene accantonata e dimenticata”.
Quello che l’amministrazione pensa della macchina di Santa Rosa, tuttavia, traspare molto bene dal trattamento riservato a Sinfonia d’archi, che giace là, invasa da erbacce e senza che nessuno se ne interessi.
“Ho provato a chiedere all’amministrazione di intervenire – continua ancora Russo – e l’ho fatto tramite PEC. Comprendo che ora ci siano problematiche più importanti alle quali staranno pensando, ma è passato un anno e mezzo da quando ho inviato quella lettera e nessuno si è degnato di rispondere. Essendo uno psicologo, tuttavia, so bene come anche il silenzio sia una potentissima forma di comunicazione e questa rappresenta”.
Non rispondere a una domanda, infatti, lascia intendere che la persona con la quale stiamo parlando sia totalmente disinteressata a noi e ai nostri problemi e, purtroppo, la sindaca Chiara Frontini ha più volte ricordato a molti cittadini – in particolare alla “Signora Maria” quanto poco sia davvero interessata ai problemi della città e dei suoi residenti.
“Se devono lasciarla là, in queste condizioni – continua il “padre” di Sinfonia d’Archi – Sarebbe meglio che toglierla, perché senza le giuste attenzioni non farà altro che deteriorarsi ulteriormente in quanto realizzata con materiali deperibili come il polistirolo e la resina”.
In ogni caso, Angelo Russo ci sottolinea come la conferenza di ieri sia in realtà nata “per amore di Viterbo” e non per altre ambizioni. La città, infatti, merita maggiori attenzioni così che possa eguagliare il “miracolo” avvenuto a Matera, analogia che spesso viene fatta quando si parla di “Capitale della cultura”.
“La città di Matera – ricorda Russo – cominciata a passare fin dagli anni ’50 ‘dalle stalle alle stelle’, uno slogan spesso utilizzato per sottolineare la trasformazione che le ha permesso di elevarsi fino a conquistare il titolo di Capitale della cultura. Viterbo, tuttavia, non parte da quella situazione in cui verteva Matera. Qui abbiamo già una città storica, medievale, ricca di opere importanti. Siamo già ‘alle stelle’, ma rischiamo di scendere di livello quando, in realtà, si dovrebbe puntare al miglioramento continuo”.
“Eppure – conclude Russo – qui si fa passare l’ordinario, come le asfaltature, per qualcosa di straordinario, mentre in città tante altre opere straordinarie sono state dimenticate e troppe sono state le occasioni perse”.
Come è ben evidente, l’amministrazione ha preferito puntare tutto su altri progetti, come la famigerata pista ciclabile e la passeggiata “ecologica” intorno alle mura, delle quali abbiamo più volte sottolineate su questo giornale i disagi procurati e difetti conclamati. Opere, queste, del valore di vari milioni di euro (solo la ciclabile ottenne un finanziamento di oltre un milione di euro, poi lievitato per oneri e costi aggiuntivi). Fondi che, magari, questa o qualche altra precedente amministrazione, avrebbe potuto investire diversamente, magari proprio nel recupero delle abbandonate macchine di Santa Rosa e nella realizzazione di un museo che avrebbe potuto ospitarle.
Ce ne sono 7 ancora a disposizione della città, di macchine di Santa Rosa, tutte di proprietà comunale, ma a quanto pare si preferisce tenerle in un magazzino o sotto le intemperie in una rotonda abbandonata.