Lievito naturale e “segno della croce” per il dolce della tradizione
Biscotto di Sant’Anselmo
Anticamente era chiamato il “Pane di S. Anselmo”. Si trattava di pane dolce che Anselmo, allora Vescovo della città distribuiva a poveri e pellegrini in viaggio verso Roma. La tradizione si perpetua ancor oggi e guarda lontano, vive come segno di festa in onore del Patrono e tutte le famiglie di Bomarzo in questi giorni, come tradizione recita, devono avere e mangiare insieme in ogni singola casa.
La procedura di elaborazione è lunga ed accurata: il 24 ed il 25 aprile di ogni anno le massaie bomarzesi sono indaffarate nei mille preparativi, primo tra tutti la “cerca del lievito” che deve essere rigorosamente naturale, essendo questo il segreto per la buona riuscita del Biscotto. Poi si procede alla “messa del lievito” nelle antiche madie di legno con sovra impresso il propiziatorio “segno della croce”.
Nelle ore successive avviene la preparazione vera e propria del Biscotto, consistente nell’amalgamare manualmente la pasta di lievito alla cosiddetta “zozza” miscuglio di liquori, olio, vino, zucchero, limone, anice riscaldato a bagnomaria. I Biscotti, una volta inciambellati vengono messi al riposo a lievitare sopra ai letti, ben coperti e in ambienti riscaldati. Inizia così la veglia delle donne che si consultano nell’attesa che il biscotto “venghi bono” cioè pronto per la cottura. Le case si animano di un viavai improvviso e chiassoso, in un rituale che significa aggregazione, festa.
I biscotti vengono poi adagiati sulle tavole di legno e portati al forno dove li aspetta il rito “dell’untura”, le mani delle massaie si muovono come ad accarezzare il prodotto con uova battute e si procede per l’infornata. Il Biscotto di S.Anselmo rimane il segno di una tradizione forte che annovera i valori veri racchiusi nella storia della popolazione bomarzese.
B.f.