Telecamere per la sicurezza, apertura di siti turistici e altre idee sono state presentate dal Comitato all’assessore Silvio Franco, che però non sembra in grado di prendersi cura del centro storico
VITERBO – E’ tornato a riunirsi il comitato del quartiere San Pellegrino, con la volontà dei residenti, ancora una volta, che sottolinea l’importanza del luogo storico dal punto di vista turistico e culturale per l’intera città. L’amministrazione, chiamata in causa, sembra però latitare.
“Dalla discussione è emersa una nuova volontà di incidere più efficacemente per preservare e valorizzare San Pellegrino, che è diventato, insieme al Palazzo dei Papi, l’immagine iconica della città di Viterbo. Viterbo, in altri termini, è associata strettamente alla bellezza storica del quartiere medievale di San Pellegrino – fanno sapere dal comitato – Per questo motivo, si richiede all’amministrazione di avviare azioni di tutela adeguate all’importanza che ha San Pellegrino per la città e per ciò che rappresenta in termini di immagine all’esterno, di identità, identificazione e potenzialità produttive”.
Per l’occasione, il comitato fa sapere di aver dato via a una raccolta firme al fine di aumentare il numero di telecamere per realizzare una vera zona pedonale con maggiore tutela e sicurezza e per ottenere garanzie di “pulizia specifica consona al quartiere e a tutta la zona interessata alla tutela speciale sancita dal Piano del commercio”.
Nella recente assemblea è stato inoltre deciso di avviare incontri per la creazione di una associazione ad hoc di strutture di accoglienza (B&B, case vacanze, altre strutture) che si occupi di promuovere e valorizzare il quartiere San Pellegrino, mèta privilegiata della visita di turisti e ospiti.
Sul fronte sicurezza, i residenti fanno sapere che il dialogo con le forze dell’ordine “si sta rivelando assai proficuo” e saranno individuati due esponenti del Comitato di quartiere che saranno deputati ai rapporti con le istituzioni dello Stato centrale.
Vari anche le proposte “concrete” avanzate da parte dei presenti all’assemblea per rilanciare la vita diurna: aumentare l’apertura di bar di giorno, difendere e rafforzare la presenza di residenti con incentivi, aprire la torre Scacciaricci per fini turistici, creare un laboratorio di spin-off e start-up dell’Università degli Studi della Tuscia, aprire una sede dell’ufficio turistico gestito dalla Francigena.
Da parte dell’amministrazione, per il momento sembra esserci invece solo l’impegno di estendere l’orario di chiusura dei locali notturni (lunedì-giovedì ore 01.00; fine settimana ore 02.00). Una scelta criticata da parte dei rappresentati del comitato che hanno ribadita la contrarietà a una misura di allungamento degli orari di chiusura notturni dei locali “perché si corre il rischio di tornare a una situazione invivibile nella quale la malamovida, nociva per i residenti, torni a caratterizzare la vita del centro storico e del quartiere San Pellegrino”.
Nessun interesse, da parte del comune, anche sul fronte della sicurezza. “La giunta comunale non ha in animo di aumentare i controlli notturni della polizia municipale per verificare l’osservanza delle norme prescritte ai locali e lo stato di ordine pubblico”, fanno sapere i rappresentanti del quartiere storico.
“L’assessore Silvio Franco – proseguono dal comitato – è consapevole che la sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito in modo inequivoco i diritti dei residenti contro la malamovida e che le responsabilità sono a carico degli enti locali, esponendo il Comune a rischio di condanna giudiziaria. In ottemperanza al verdetto della Suprema Corte, a livello nazionale i Comuni si sono dovuti adeguare introducendo misure di forte restrizione degli orari notturni dei locali e stretto monitoraggio della movida notturna”.
Di rimando, l’assessore si sarebbe quantomeno impegnato a “ipotizzare” una revisione del Patto della notte (non si sa bene quando) con l’intento di inserire la clausola dell’installazione di sensori per monitorare l’impatto acustico dei locali che deve restare nei limiti di legge (con conseguenti sanzioni in caso di illecito).
Come sempre, tuttavia, tra il dire e il fare – per l’amministrazione viterbese – c’è di mezzo un grande e profondo mare e il rischio è che, per l’ennesima volta, le richieste dei cittadini vengano accantonate e successivamente dimenticate.